Crisi ambientali e migrazioni forzate

Crisi ambientali e migrazioni sono entrambe, in questa epoca storica, tematiche di grande rilevanza in rapporto di paradosso tra loro.
Alle prime, le crisi ambientali, al cui campo è ascrivibile anche la minaccia rappresentata dai cambiamenti climatici, si dedica attenzione minima. Relegate nelle pagine di cronaca solo in occasione di eventi calamitosi, le condizioni ambientali che incidono in maniera drammatica sulla qualità della vita di cittadini e comunità sono assenti dall’agenda politica e mediatica.

CRISI AMBIENTALI E MIGRAZIONI FORZATE – Ed. 1, 2016Schermata 2019-11-08 alle 10.36.46

L’ondata silenziosa oltre la fortezza Europa

A cura di: Salvatore Altiero e Maria Marano

Associazione A Sud – CDCA Centro Documentazione Conflitti Ambientali

Contributi di: Salvatore Altiero, Toon Bijnens, Anna Brambilla, Anna Brusarosco, Antonello Ciervo, Maurizio Cossa, Nicolas Liuzzi, Maria Marano, Adelaide Massimi, Mariagrazia Midulla, Milena L.V. Molozzu, Giulia Murgia, Rosa Paolella, Desirée A.L. Quagliarotti, Johanna Rivera, Stefania Romano, Irene Romualdi, Andrea Stocchiero, Roberto Trevini Bellini, Saleh Zaghloul

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SINOSSI

La retorica delle “ondate” utilizzata ciclicamente nella narrazione mediatica dei flussi migratori diretti verso l’Europa e connessi a guerre, persecuzioni politiche e povertà estrema nei Paesi d’origine, cela una realtà diversa e più complessa. I dati UNHCR 2014-2015 stimano un numero di rifugiati nel mondo compreso tra i 14 e i 15 milioni ma ospitati in grandissima parte da Paesi extraeuropei.

Questo report nasce però con l’intento di offrire non solo una raccolta di dati ma anche una riflessione politica sul tema delle migrazioni ambientali. Per questo motivo il lavoro è stato suddiviso in quattro parti. La prima di analisi del contesto generale: la crisi ambientale e climatica e i suoi legami con i fenomeni migratori. Nella seconda parte abbiamo raccolto una rassegna di casi studio esemplificativi delle cause di migrazione ambientale: grandi progetti di sviluppo, dighe, inquinamento, urbanizzazione, sottrazione di terre e risorse idriche, siccità, cambiamenti climatici, innalzamento del livello dei mari. Nella terza parte abbiamo affrontato il tema dal punto di vista della riflessione giuridica sulle forme di tutela di questa ormai consolidata categoria di migrazioni forzate. Nell’ultima sezione, invece, abbiamo lasciato spazio ad alcune storie di migranti ambientali raccolte da chi lavora sul campo. 

Schermata 2019-11-08 alle 10.43.39CRISI AMBIENTALE E MIGRAZIONI FORZATE – Ed. 2, 2018

Nuovi esodi al tempo dei cambiamenti climatici

A cura di: Salvatore Altiero e Maria Marano

Associazione A Sud – CDCA Centro Documentazione Conflitti Ambientali

Contributi di: Salvatore Altiero, Carolina Bertolini, Francesca Casella, Antonello Ciervo, Nuria del Viso, Eleonora Fanari, Emanuele Gaudioso, Eleonora Guadagno, Shila Hosseini, Chiara Maiorano, Maria Marano, Giulia Murgia, Elisa Paderi, Mike Roman, Stefania Romano, Marta Rossini, Nicholas Tomeo.

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SINOSSI

Ai migranti è spesso riservato un posto di rilievo nelle preoccupazioni della classe politica e nelle narrazioni giornalistiche, con un approccio che è però miope e criminalizzante. Ad interessare sono soltanto le politiche migratorie, basate non su numeri e dati verifcabili ma sul “rischio percepito” dalla popolazione, creato ad arte dai partiti nazionalisti che ormai ovunque fanno incetta di voti giocando sulla paura. Mai, però, ci si sforza di ragionare sulle cause delle ondate migratorie della nostra epoca. Guerre, certo. Povertà economica. Ma alla base della necessità di abbandonare le proprie terre ci sono sempre più
spesso il degrado dell’ambiente e la distruzione delle economie locali dovuti all’estrazione delle risorse, alla contaminazione, agli effetti devastanti del riscaldamento globale. Non solo. Spesso i Paesi di arrivo che negano con le proprie politiche di accoglienza i diritti dei migranti sono gli stessi Paesi in cui hanno sede grandi imprese coinvolte in progetti estrattivi, produttivi o infrastrutturali che contribuiscono alla distruzione dei territori da cui la popolazione è forzata a fuggire.
Questo cortocircuito tra responsabilità delle imprese per gli impatti prodotti nei Paesi di provenienza dei migranti – responsabilità che restano invariabilmente impunite – e risposta repressiva nei confronti dei flussi migratori è un altro lampante esempio del paradosso citato all’inizio.