Perché i conflitti ambientali
COS’E’ UN CONFLITTO AMBIENTALE
Un conflitto ambientale è un particolare tipo di conflitto sociale sorto attorno a cause di carattere ambientale.
Tali cause possono essere di diversa natura: politiche produttive o estrattive, progetti infrastrutturali, progetti di smaltimento o trattamento dei rifiuti, politiche commerciali o finanziarie nazionali o sovranazionali.
In generale, un conflitto ambientale è caratterizzato dalla concomitanza di due fattori:
- da un lato la riduzione qualitativa o quantitativa delle risorse ambientali disponibili (aria, acqua, biodiversità, terre coltivabili, biodiversità, materie prime ed altri beni comuni di carattere finito);
- dall’altro, la presenza di una opposizione/resistenza da parte della società civile (comunità coinvolte o danneggiate, organizzazione e movimenti sociali etc.) che si mobilita per difendere l’ambiente, i beni comuni, i propri diritti, modelli differenti di gestione delle risorse.
PERCHE’ STUDIARE I CONFLITTI AMBIENTALI
L’attuale panorama mondiale si caratterizza per un numero sempre maggiore di conflitti sociali in corso contro progetti contaminanti che minacciano la salubrità dei territori e la salute delle comunità residenti. Tali conflitti sono sintomatica manifestazione di un modello economico basato sullo sfruttamento delle risorse naturali e la sistematica violazioni dei diritti individuali e collettivi.
Ma sono anche importante occasioni di sperimentazione di percorsi di partecipazione popolare, attivazione sociale, gestione alternativa delle risorse e dei territori. Un caleidoscopio di esperienze che è fondamentale valorizzare, utili a disegnare la mappa delle alternative e del nuovo protagonismo sociale, diffusa ovunque, nel Nord come nel Sud del mondo.
ALCUNE CONSIDERAZIONI DERIVANTI DAL LAVORO DI RICERCA E MAPPATURA
- I conflitti ecologici sono in aumento in Italia come in tutto il mondo, spinti dalla domanda di materiali ed alimentati in primo luogo dalla ricca sottosezione della popolazione. Le comunità più colpite sono quelle già svantaggiate dal punto di vista socio economico; spesso su tali comunità insistono già altri fattori di rischio ambientale.
- Nuove e vecchie forme di estrazione si stanno espandendo in tutti i continenti. La maggior parte dei siti utilizzati sono situati in posti difficilmente raggiungibili o negli ultimi ecosistemi incontaminati del pianeta, che sono spesso abitati da indigeni e comunità che praticano attività di sussistenza.
- L’attuale ondata di privatizzazione in corso ovunque sta causando effetti deteriori sull’ambiente, inclusa la contaminazione e l’esaurimento delle risorse idriche, la degradazione dei suoli e l’emissione di sostanze tossiche, nonché la perdita del controllo delle risorse necessarie alla sussistenza delle comunità locali. Vasti territori e numerose risorse idriche sono minacciate. Sfide globali come i cambiamenti climatici non vengono affrontate, mentre “soluzioni fasulle” come la compensazione di carbonio stanno portando ad una distribuzione delle risorse ambientali ancor più iniqua.
- Le ingiustizie ambientali coinvolgono una variegata rete di attori, comprese aziende che hanno già investito ingenti capitali nel mercato delle risorse, nonché nuovi finanziatori alla ricerca di ritorni economici. Il volume degli investimenti sta spostandosi dai tradizionali schemi coloniali alle nuove potenze emergenti che preannunciano futuri flussi di risorse di carattere policentrico.
- La resistenza delle comunità locali emerge proporzionalmente alle minacce subite. Esse combattono per riguadagnare controllo sulle proprie risorse ed sostenere il proprio diritto ad un ambiente sano. Le forme di azione includono mezzi formali, come ricorsi e inchieste giudiziarie, azioni di lobbying sui governi e referendum, nonché mobilitazioni informali come azioni di protesta, barricate ed occupazione di territori, tra le altre.
- Le compagnie restano quasi sempre impunite nonostante le numerose violazioni delle normative ambientali ed amministrative e dei diritti. Si registra inoltre un aumento delle persecuzioni giudiziarie e delle violenze contro gli attivisti ambientali.
- Il ripensamento del modello di gestione delle risorse, un sistema di controlli efficace e dotato di terzietà, normative ambientali stringenti e mutate politiche pubbliche e produttive sono le uniche strade per fermare la diffusione dei conflitti ecologici in tutto il mondo. Sono anche essenziali continui le funzioni di partecipazione popolare alle decisioni che riguardano la gestione dei territori e strumenti di controllo sociale diffuso da parte della cittadinanza.
- Tra le storie di devastazione e spoliazione ambientale, si osservano anche molti casi di vittorie dei movimenti di giustizia ambientale, grazie ad inchieste giuridiche che hanno portato alla cancellazione dei progetti ed al reclamo dei beni confiscati. L’attività della cittadinanza e delle comunità impattate è fondamentale per stimolare la transizione verso un’economia più egalitaria e sostenibile.