Petrolio. Renzi perde il Rergno delle due Sicilie, governatori anti-trivelle.

[di Angela Mauro su Huffingtonpost.it] C’è chi dice che la pressione popolare contro le nuove trivellazioni per ricerca ed estrazione petrolifera al sud è troppo forte, irresistibile anche per il più renziano dei governatori. Chi invece aggiunge un altro dato: la debolezza di Matteo Renzi, inimmaginabile fino a qualche tempo fa, almeno fino alle amministrative di fine maggio. Fatto sta che sul petrolio, materia di rilevanza strategica per lo Stato e tema sensibile nel rapporti con l’elettorato, il premier potrebbe aver già perso tutto il ‘Regno delle due Sicilie’, diciamo così. Se l’aspettava da Michele Emiliano, capo-popolo anti-renziano capace anche di scendere in piazza contro la riforma della scuola in campagna elettorale, figurarsi le trivelle in Adriatico e Ionio e il gasdotto Tap. Ma certo, se tra i ‘borboni’ critici di Roma sulle trivelle, ci sono anche il neoeletto in Campania Vincenzo De Luca e il renzianissimo Marcello Pittella, governatore della Basilicata, allora le cose cominciano a stare diversamente.

In Sicilia Rosario Crocetta è perso alla causa renziana per altri motivi e comunque da sempre. Ma da Napoli in giù, passando per il centro nevralgico di questa storia che è Bari, si tesse una tela che potrebbe anche portare ad un referendum anti-trivellazioni. Lo chiede l’ex Pd Pippo Civati, il M5s e Sel, fin dall’inizio, accusando i governatori (in particolare Pittella) di fare il doppio gioco sul petrolio o comunque di essere passati dalla parte ‘#notriv’ troppo tardi e senza passi concreti. Però, seppur tra ritardi e tentennamenti, è vero che ormai su queste tematiche l’appoggio al governo nazionale non è più granitico come sei mesi fa, quando – per dire – in Basilicata il governatore Pittella fece spallucce rispetto alla protesta degli studenti davanti alla Regione e non impugnò in Consulta lo ‘Sblocca Italia’, il provvedimento del governo Renzi che autorizza le trivellazioni. Ora la trama è un po’ diversa e pian piano si va costruendo.

Un po’ è anche l’effetto Emiliano. Subito dopo la vittoria alle regionali in Puglia, il governatore ha confermato la scelta del suo predecessore, Nichi Vendola, di impugnare lo Sblocca Italia in Corte Costituzionale contro le trivellazioni nel Mar Adriatico. “In questo momento serve soprattutto ragionamento e un approccio scientifico alla decisione politica – sono le sue parole – Bisogna dimostrare a cosa servono queste trivellazioni. Se lo scopo è semplicemente accontentare qualche lobby, peraltro ancora sconosciuta e indeterminata, nella speranza che non lo trovi neanche il petrolio, a me sembra un modo non preciso di ragionare…”.

Emiliano non ha perso tempo. Ha subito cominciato a tentare di ‘fare rete’ con i colleghi delle regioni limitrofe. Il 15 luglio scorso è sceso in piazza a Policoro, centro lucano della costa ionica, insieme a Pittella e il governatore della Calabria Mario Oliverio (che però renziano non è mai stato, bensì di ‘fede’ politica bersaniana) per dire no alle trivelle nello Ionio, in riferimento ai permessi di ricerca ed estrazione chiesti per tutta l’area che va dalla Puglia (golfo di Taranto) alla Calabria (golfo di Sibari), passando per la Basilicata (già ‘perforata’ dal Centro Oli a Viggiano e interessata da nuove attività estrattive in altri centri interni, oltre che in mare).

Certo, in piazza non è andata liscia. Urla e fischi hanno coperto i discorsi dei tre governatori, in particolare Pittella, che ha maturato la svolta anti-trivelle solo ora e “in realtà non fa nulla di concreto almeno per chiedere a Renzi un piano delle estrazioni che metta in sicurezza quelle che già ci sono e faccia chiarezza sulle altre”, ci dice il deputato Dem lucano Vincenzo Folino, autosospeso dal partito da tempo e vicino alle posizioni di Civati tanto che potrebbe firmare la richiesta di referendum anti-trivelle. L’Organizzazione lucana ambientalista (Ola), molto attiva in regione, non ha nemmeno partecipato alla manifestazione di Policoro, così come hanno fatto altre associazioni: “Sfilata di cravatte in piazza…”. Emiliano ha risposto mettendosi a cantare ‘Bella ciao’. Insomma, un pasticcio.

Ma qualcosa di muove anche oltre Puglia, Basilicata e Calabria. Anche il neo-governatore campano De Luca, proprio oggi legittimato a governare dalla sentenza del tribunale ordinario che gli sospende l’applicazione della legge Severino, si schiera contro le trivellazioni previste dallo Sblocca Italia. L’intervento è di qualche giorno fa ad Acerra. Il presidente della Regione Campania mette insieme acqua pubblica e no-trivelle. E spiega: “Rispetto al problema dell’acqua, sappiate che io sono contro le trivellazioni, contro i pozzi petroliferi. Andiamo a fare le perforazioni nel Vallo di Diano o addirittura qualcuno ipotizza di fare le trivellazioni nell’Alta Irpinia dove abbiamo il bacino imbrifero più grande ed importante d’Europa. Vi vorrei invitare ad andare a Caposele, dove c’è una struttura bellissima in muratura: l’Acquedotto Pugliese, costruito dove partono le sorgenti, un capolavoro da un punto di vista ingegneristico. Immaginare di andare a fare lì le perforazioni petrolifere vuol dire essere dei depravati”.

Il messaggio è arrivato a Roma. Ai governatori ‘borboni’ vanno aggiunti anche Luciano D’Alfonso, presidente della Regione Abruzzo, e altre cinque regioni della riviera adriatica schierate contro le trivellazioni in mare. Certo, quelli che hanno più peso politico sono De Luca ed Emiliano, a capo delle regioni più popolate e anche interessati per dna ad una sfida politica con il premier, a tutto campo e oltre l’oro nero. Il premier però ha già pensato alla contromossa. In realtà, ci ha pensato da tempo, come si intende bene in questo video del settembre 2014.

Renzi pensa di poter gestire tutto con l’approvazione della riforma costituzionale in autunno. Il ddl Boschi infatti modifica anche il Titolo V della Costituzione, assegnando allo Stato e non più alle regioni la competenza in materia di energia. Si vanificherebbero così i ricorsi presentati in Corte Costituzionale e si spegnerebbe la protesta. O almeno questo è il piano del premier. Servirà anche a riconquistare il sud, da Napoli in giù?

 

Pubblicato il 22/07/2015 su Huffingtonpost.it

video:

Emiliano canta “Bella ciao”

Renzi: perderò qualche voto ma la norma l’ho gia fatta