Clima: con Super El Niño milioni di persone a rischio fame

1253268432maxilogo-700x374[Di Greenreport.it] «Almeno 10 milioni di poveri soffriranno la fame quest’anno e il prossimo anno a causa di siccità e piogge irregolari, influenzate dai cambiamenti climatici e dal probabile sviluppo di un “super El Niño”». A dirlo è il rapporto “Entering Uncharted Waters: El Niño and the threat to food security” pubblicato da Oxfam International, secondo il quale I raccolti agricoli sono già andati molto male in Africa del Sud e in Centro America, facendo salire il prezzo del mais sui mercati locali. Anche l’Etiopia e alcune aree del Sud-Est asiatico stanno soffrendo per gli effetti della siccità che dovrebbero acuirsi nei prossimi mesi.

Oxfam avverte i leader mondiali, che a dicembre si incontreranno alla Conferenza delle parti Unfccc di  Parigi per negoziare un accordo globale e giuridicamente vincolante sul clima, che «Il caos climatico potrebbe far aumentare emergenze umanitarie in un momento in cui le risorse e la capacità sono già sotto enorme pressione». Gli scienziati dicono che il cambiamento climatico potrebbe raddoppiare la frequenza dei super El Niño.  El Niño è un fenomeno naturale, che si verifica ogni 7 o 8 anni, quando un enorme rilascio del calore dagli oceani nell’atmosfera influenza modelli climatici globali.

Winnie Byanyima, direttrice esecutiva  Oxfam International, ha sottolineato che «Milioni di poveri sentono già gli effetti di questo super El Niño, vedendo i loro raccolti fallire e il prezzo degli alimenti di base salire a causa della loro carenza.  Con l’aumento del cambiamento climatico, questi eventi meteorologici estremi possono solo aumentare. Il 2014 è stato l’anno più caldo mai registrato e quest’anno sembra destinato a superarlo. I governi si stanno rendendo conto del fatto che il cambiamento climatico sta già avvenendo e che c’è un urgente bisogno di un accordo globale per affrontare il problema».

Nel 2011 i ritardi (e le speculazioni finanziare) nell’affrontare la crisi alimentare nel Corno d’Africa provocarono la morte di più di 260.000 persone. Se non pioverà entro novembre, in Sud Africa sarà difficile evitare una crisi alimentare all’inizio del 2016 e gli effetti delle temperature record e del ‘super El Niño si fanno già sentire: Il governo etiope stima che, a causa delle piogge scarse, entro la fine dell’anno 4,5 milioni di persone avranno bisogno di aiuti alimentari; A causa della siccità, nello Zimbabwe il raccolto di mais è del 35% inferiore alla media; In Malawi nel febbraio 2016 più di 2 milioni di persone non dovrebbero avere cibo a sufficienza; In Guatemala e Honduras centinaia di migliaia di agricoltori hanno subito la perdita parziale o totale dei loro raccolti a causa della siccità e dei cambiamenti del clima stagionale; Papua Nuova Guinea è stata colpita da piogge torrenziali che hanno causato frane, poi la siccità e un’ondata di caldo hanno fatto seccare le coltivazioni, mettendo alla fame  2 milioni di persone; Il governo indonesiano ha decretato l’emergenza siccità nella maggior parte delle 34 province del Paese

Oxfam ricorda che «L’ultimo grande  El Niño, nel 1997-98, ha causato il caos climatico e disastri umanitari in molti Paesi, dal Perù all’Indonesia. Inoltre, il modello di El Niños è sempre più difficile da prevedere. Con i cambiamenti climatici in atto, il 2014 è stato l’anno più caldo mai registrato. Poi El Niño non si è sviluppato,  poi ma le stagioni di crescita in Africa meridionale e America centrale si comportavano come se si verificasse. Le temperature quest’anno continuano a salire e alcuni scienziati si aspettano che sia il più potente El Niño mai avvenuto fino ad oggi».

Anche John Magrath, program researcher di Oxfam Great Britain, è convinto che questo El Niño potrebbe essere più forte di quello del 1997-98 e spiega: «El Niño non necessariamente causa una destabilizzazione climatica – ci sono molte altre influenze sui modelli climatici – ma ne fa aumentare le probabilità, soprattutto in Africa del Sud, America Centrale e parte dell’Asia e del Pacifico. Ciò che rende particolarmente pericoloso El Niño particolarmente pericoloso El Niño  di quest’anno  è che sta avvenendo al culmine di aumento delle temperature globali».

Le misure di prevenzione intraprese dalle agenzie governative e internazionali comprendono denaro in cambio di lavoro, acqua per persone e animali, foraggi e vaccinazione del bestiame. Quindi qualcosa per evitare il peggio è stato fatto, ma  Magrath  dice che i governi nazionali e i donatori internazionali, devono intensificare il sostegno ai programmi di prevenzione e di preparazione, in modo da poterli incrementare. Per grande consapevolezza per le conseguenze di El Niño  su situazioni con siccità croniche e i donatori sembrano riluttanti a finanziare il lavoro di prevenzione in Etiopia, Africa meridionale e America Centrale, preferendo affrontare crisi acute come quella siriana che stanno priducendo un flusso di profughi verso l’Europa, ma anche la siccità e la fame rischiano di provocare milioni di profughi climatici.  Magrath  però è fiducioso e fa notare che «Ora, somme di denaro relativamente piccole rischiano di essere molto più conveniente rispetto all’attesa, fino a quando l’unica opzione sarà quella di fornire aiuti di emergenza».

El Niño rende sempre più probabile la previsione che il 2015 sarà ancora più caldo del 2014, ma anche che il 2016 batterà ogni record di caldo. «Alla luce del modo in cui il cambiamento climatico sta già provocando un aumento della temperatura e delle precipitazioni estreme – dice Magrath – la preparazione, la prevenzione e la protezione sociale diventeranno sempre più cruciali per consentire alle comunità di tutto il mondo di  adattarsi.   Ma, alla fine, qualsiasi livello di preparazione e di adattamento sarà vanificato se, ai prossimi negoziati sul cambiamento climatico a Parigi,  i leader mondiali non realizzeranno un accordo universale e giuridicamente vincolante per ridurre le emissioni di carbonio e limitare il riscaldamento globale a meno di 2 gradi Celsius. Attualmente il mondo è sulla buona strada per arrivare almeno a 3 gradi di riscaldamento globale, il che sarebbe catastrofico»

Pubblicato il 6 ottobre 2015 su Greenreport.it