Il flop BRE.BE.MI a carico del pubblico

BreBeMi[A cura di Marco Bersani – Attac Italia] Si chiama “Brescia – Bergamo – Milano (Bre.Be.Mi.)” la nuova autostrada lombarda e, che qualcosa non andasse, lo si intuiva già dal fatto di come, a dispetto del nome, non partisse da Brescia (ma a 18 km dalla città), non passasse da Bergamo e non arrivasse a Milano (ma ben 20 km prima).

Fosse stato solo un problema di toponomastica, si sarebbe potuta chiudere lì la questione.

Il fatto è che la Brebemi, nel giorno della sua inaugurazione, il 23 luglio 2014, è stata pomposamente definita dal Presidente del Consiglio Renzi come la prima opera pubblica tutta finanziata dai privati e senza alcun onere per lo Stato. Ovvero, il trionfo del project financing, lo schema finanziario “innovativo”, che prevede che un’opera sia realizzata dal privato con i suoi soldi e che la remunerazione dell’investimento avvenga con la concessione decennale per l’utilizzo della stessa.

Un meccanismo finanziario perfetto, a parte il non trascurabile fatto che, a quel punto, è solo ed esclusivamente il privato a progettare il territorio e a definire la necessità e l’utilità di un’opera.

E, infatti, sull’utilità di una nuova autostrada, che corre parallela alla storica autostrada A4, non raggiunge le località che ne compongono il nome e ha un pedaggio molto più alto, non sono serviti grandi studi, bensì la semplice evidenza quotidiana: un tracciato deserto, che i viaggiatori si guardano bene dal percorrere, divenuto famoso per il video, che da mesi spopola su youtube, di una partita di calcio giocata da un gruppo di ragazzi fra la corsia d’emergenza e quella di sorpasso.

Nei primi cinque mesi di esercizio – luglio/dicembre 2014 – la Brebemi ha incassato pedaggi per 11 milioni di euro e pagato interessi alle banche per 101 milioni. I dati del 2015 naturalmente non sono ancora disponibili, ma, secondo la società, si prevedono ricavi per 60 milioni e costi per 30, con un margine attivo di 30 milioni. Anche considerando attendibili i dati della società (e l’evidenza giustificherebbe molti dubbi) appare evidente il flop dell’opera: con 30 milioni di attivo all’anno e un costo complessivo di 2,4 miliardi, il rientro economico dalle spese arriverà non prima di 80 anni!

Ed ecco che l’opera, inutile dal punto di vista viabilistico e devastante dal punto ambientale, perde improvvisamente il suo decantato pregio e diventa molto onerosa per i cittadini.

I privati lo avevano ovviamente già previsto. La società Brebemi ha vinto la gara nel 2003, quando il suo principale azionista era “Autostrade per l’Italia” e il costo complessivo di 800 milioni.

Nel 2007 ad “Autostrade per l’Italia” è subentrata “Intesa Sanpaolo”, chiedendo e ottenendo la riscrittura della convenzione, con l’inserimento di alcune clausole relative alla bancabilità dell’opera. Che da allora prevede: la garanzia dello Stato sui conti della società, l’aumento della remunerazione annuale garantita del capitale privato dal 3,59% all’8,90% e il pagamento a fine concessione al privato di 1,2 miliardi per il subentro.

Solo quest’ultima misura, significa che, poiché l’opera finale è costata 1,6 miliardi, a cui vanno aggiunti 800 milioni di interessi, per un totale complessivo di 2,4 miliardi, a fine concessione il privato (che interveniva senza oneri per lo Stato) si vedrà rimborsata in un solo colpo la metà dei costi sostenuti.

Come se ciò non bastasse, il 6 agosto scorso, il Governo ha ulteriormente ceduto alle pressioni dei privati, deliberando in sede CIPE un finanziamento di 260 milioni (rate da 20 milioni l’anno per 13 anni), cui la Regione Lombardia aggiungerà 60 milioni, e ha prolungato la concessione da 19 a 25 anni.

Non serve la laurea in matematica per fare due conti finali: su 2,4 miliardi di costo dell’autostrada i contribuenti dovranno mettercene 1,7 (1,2 miliardi di penale di subentro a fine concessione, 320 milioni appena deliberati dal CIPE, più il valore dell’allungamento della concessione di sei anni, almeno 200 milioni). Soldi che andranno a pagare gli interessi delle banche (850 milioni) e il profitto garantito agli azionisti Brebemi (850 milioni).

Ma tutto ciò non è ancora sufficiente per spiegare la truffa complessiva, nella quale entra in gioco anche la finanza pubblica: 600 sono infatti i milioni messi dalla Banca Europea degli Investimenti (una bancapubblica) e 800 quelli erogati dalla Cassa depositi e Prestiti (81,4% di proprietà del Ministero del Tesoro) per rendere possibile la realizzazione della Brebemi.

Soldi pubblici prestati con interessi al 2 per cento al pool di banche azioniste della Brebemi (Intesa Sanpaolo, Unicredit, Montepaschi, Centrobanca e Credito Bergamasco) e girati da queste alla Brebemi con interessi al 7 per cento. Uno “spread” senza rischi per la società, dato che alla fine pagherà tutto lo Stato.

Visto il quadro sopra delineato, sembrerebbe una barzelletta, ma va letta come un’ulteriore inquietante conferma della presa dei poteri forti sulla società, l’avvenuta premiazione della società Brebemi nel febbraio 2014 presso la Borsa di Londra, dove si è aggiudicata il Project Financing Award per l’innovativo metodo di finanziamento adottato nella realizzazione dell’autostrada lombarda.

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