In Sicilia è ‘Rivoluzione agricola’: i contadini tornano ai grani antichi sfidando le multinazionali

Agricoltura Sicilia1[Di redazione su Caterpillar.blog.rai.it] La Sicilia sta tornando ai grani antichi, si sta riappropriando della biodiversità agricola, da troppi anni ridotta a pochissime specie selezionate di frumento.

“Ho convertito 100 ettari dell’azienda familiare a grano locale. Sono il custode di Timilia, Maiorca e Strazzavisazz, tre varietà locali”. A raccontarlo è Giuseppe Li Rosi, uno dei più grandi sostenitori del ritorno all’antico in agricoltura. Grazie a uomini come lui la Sicilia sta tornando ai grani antichi, si sta riappropriando della biodiversità agricola, da troppi anni ridotta a pochissime specie selezionate di frumento. Al momento, sono 500 gli ettari ‘ri-convertiti’, ma i dati ufficiosi, nel futuro più prossimo, stimano che si arriverà almeno a 3.000. Sono in tanti i lavoratori della terra che stanno passando al biologico e alla riscoperta delle sementi locali. Questi custodi del patrimonio agricolo siciliano hanno a cuore non solo la purezza dei semi, ma anche la loro ricerca storica.

Li Rosi, oltre a discendere da una famiglia contadina, è anche il presidente dell’associazione Simenza: cumpagnia siciliana sementi contadine. L’ente ha raggruppato finora settanta produttori, ma altri, tanti, sono già sono pronti ad entrare. La Cumpagnia non solo si dedica alla conservazione, ma anche alla sperimentazione, sempre con l’obiettivo della qualità: coltiva campi con miscugli di sementi (contrariamente ai processi moderni), ricercando uniformità e standard elevati.

Tra i tanti vantaggi della biodiversità, in questo caso, i due principali sono una miglior competitività contro le specie infestanti e un naturale adattamento al mutamento del clima.? Purtroppo, come spesso capita la burocrazia è d’intralcio. Le leggi sulle sementi sono pro multinazionali. Una cerchia ristretta di ditte tiene in pugno quasi il 60% dell’industria sementiera. Tra l’altro il Tips, l’accordo commerciale internazionale, vieta lo scambio di semi tra gli agricoltori. Così è più difficoltoso conservare e tramandare i semi locali. ?Ma questo non ha scoraggiato i ‘custodi’ siciliani.

La facoltà di Agraria è una tra le più frequentate e la ricerca non si arresta. Un esempio è Caltagirone dove c’è una Stazione consorziale sperimentale di granicoltura che dipende dall’assessorato regionale all’agricoltura e ha stilato un catalogo di oltre 250 varietà di grano e di 50 leguminose siciliane.?E se cibo e salute vanno a braccetto, anche la medicina si mobilità. Antonio Milici, neurologo e neuropsichiatra, dopo il recente convegno “Grani antichi siciliani: ambiente e salute”, ha detto: “Dalla celiachia alle intolleranze, dal diabete all’ipertensione, ai problemi cardiovascolari, il sistema immunitario è messo a dura prova dalle sostanze che il nostro corpo assume quotidianamente”. Non solo. Gli ultimi studi, a prima vista bizzarri (e solo a prima vista), stanno rilevando che il cibo ha a che fare anche con malattie della mente. “Alcune malattie della psiche – prosegue Milici – possono avere come concausa un’alimentazione basata su cibi non sani o alterati dalla chimica”.

 

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Pubblicato su Caterpillar.blog.rai.it il 6 maggio 2016