Malmö, così la Svezia scopre la via sostenibile per uscire dalla crisi

[Di Alessandro Canepa su Lastampa.it] Una città industriale diventa città sostenibile ed esce dalla crisi. Il caso di Malmö, quasi 300mila abitanti, terza città della Svezia. Rinascere. Trasformarsi da città industriale in crisi a città sostenibile.

È possibile, se c’è un approccio sistemico. Perché non bastano singoli buoni ma disorganici progetti: serve una idea di città. Un caso esemplare è quello di Malmö, quasi 300mila abitanti, terza città della Svezia, che dagli anni ’80 è entrata in una profonda crisi causata dal progressivo collasso dell’industria delle costruzioni navali e poi di quella dell’industria dell’auto e del cemento. La città perdeva abitanti, aveva visto evaporare 30mila posti di lavoro, e non riusciva ad integrare i tanti migranti (il 28% degli abitanti di Malmö è nato all’estero). Un disastro. La scelta fu quella di trasformarla nella migliore città al mondo per lo sviluppo urbano sostenibile.

Fu così creato il Malmö environmental program 2009-2020, si avviarono grandi progetti di qualificazione urbana. Dal Porto Occidentale, un quartiere che al 2030 ospiterà 20mila persone e che sorge dove una volta erano i cantieri navali, al quartiere di Hyrillye: in entrambi i casi si va oltre il semplice retrofitting di vecchi quartieri, come avvenne ad Augustenburg, un’area di edilizia popolare costruita nel 1948 e abitata da 3mila persone, che dal 1998 è stata riqualificata aumentando del 10% la performance energetica degli edifici. Malmö voleva di più. E così si è puntato da un lato sulla conoscenza – creazione della Malmö University, che ha sede nel porto occidentale – e dall’altro sulla trasformazione della città (grazie al ponte con la Danimarca) in un hub tra Svezia e Continente.

Il tutto, si badi bene, in un contesto di sviluppo sostenibile. La città sarà climate neutral entro il 2020, ed entro il 2030 userà esclusivamente energia rinnovabile. I nuovi quartieri sono stati pensati per dare priorità al trasporto collettivo, a cicli e pedoni. Sono state costruiti 470 chilometri di piste ciclabili (che hanno incentivato l’uso delle bici, che oggi copre il 30% degli spostamenti) e il 50% degli autobus già oggi viaggia con il biogas prodotto dagli scarti alimentari. Il 75% dei nuovi bus è poi a biogas, elettrico, ibrido o a idrogeno.

Come risultato, la qualità dell’aria è migliorata. E già oggi i giorni di sforamento dei valori delle PM10 si sono ridotti a 3 all’anno. La raccolta differenziata viaggia sul 70%, e quanto non è recuperabile o utilizzato per produrre biogas viene bruciato nell’inceneritore, che dà teleriscaldamento a 70mila abitazioni e fornisce elettricità. Al 2020 le emissioni di CO² della città saranno del 40% inferiori di quelle del 1990, e i consumi energetici pro capite inferiori del 20% (con obiettivo di ridurli di un altro 20% nel decennio successivo). In questo modo, puntando su conoscenza, trasporti e sostenibilità, Malmö è rinata. Per la tante aree industriali depresse del nostro Paese, e non solo del nostro Paese, davvero un esempio da imitare.

 

 

Pubblicato su Lastampa.it il 27 giugno 2016