I terroristi dell’Antropocene

1[di Elena Camino su serenoregis.it] In un recente articolo sul New York Times1 l’autore, Max Fisher, riporta alcune idee espresse da due importanti figure pubbliche sullo scottante argomento delle armi nucleari. In una intervista rilasciata a marzo Donald Trump pose la domanda: “se l’ ISIS ci colpisse, non rispondereste con un ordigno nucleare?” In una successiva occasione, Trump ha chiesto ripetutamente: “Se le abbiamo, perché non possiamo usarle?”

Nello stesso articolo Fisher ricorda ai lettori che il Primo Ministro britannico, Theresa May, ha recentemente risposto affermativamente a un membro del Parlamento che le chiedeva se lei fosse personalmente preparata ad autorizzare un attacco nucleare che potrebbe uccidere centomila persone: “il punto cruciale della deterrenza è che i nostri nemici devono sapere che saremmo pronti a usare le armi nucleari”.

Da qualche anno scienziati e studiosi discutono sulla possibilità di riconoscere ufficialmente che la storia della Terra è entrata in una nuova fase, caratterizzata dalla presenza umana. Uno dei segni più significativi sarebbe la presenza di ‘fall-out’ radioattivo su tutto il pianeta, dovuto all’esplosione di bombe atomiche: in particolare la comparsa di plutonio 239, un isotopo raro in natura ma presente in quantità significative nelle esplosioni nucleari, è stata rilevata a partire dagli anni 1950 in tutto il pianeta. L’Antropocene – così è stato proposto di chiamare la nuova era geologica – sarebbe dunque caratterizzata da questa moderna e tecnologica manifestazione di follia: la produzione, la sperimentazione e la messa a punto di ordigni in grado di eliminare l’umanità.

L’orologio dell’Apocalisse

Le lancette dell’Orologio dell’Apocalisse erano state avvicinate alla mezzanotte già nel 2015, riportando il mondo alla situazione di altissimo rischio che si era verificata nel 1983, al culmine della Guerra Fredda. Nel 2016 la situazione è ancora gravissima, secondo i membri del Bulletin of the Atomic Scientists3:

“Gennaio 2016. Tre minuti alla mezzanotte è troppo vicino. Davvero troppo vicino. Noi, membri del Science and Security Board del Bulletin of the Atomic Scientists, vogliamo che sia chiaro il perché non abbiamo modificato la posizione delle lancette dell’Orologio dell’Apocalisse (il Doomsday Clock) nel 2016: denunciamo il fatto che i leaders mondiali continuano a non concentrare i loro sforzi – e a non richiamare l’attenzione del mondo intero – per ridurre l’estremo pericolo posto dalle armi nucleari e dal cambiamento climatico. Si tratta di un pericolo esistenziale nel vero senso della parola, perché minaccia l’esistenza stessa della civilizzazione umana: affrontarlo dovrebbe quindi essere al primo posto dell’agenda dei leaders mondiali.”

In occasione dell’anniversario dei 70 anni del Bollettino degli Scienziati Atomici, nel 2015 il giornalista Eric Schlosser4 aveva passato in rassegna lo scenario nucleare, pieno di pericoli: dai programmi di modernizzazione degli armamenti, alla crescente retorica pro-nucleare, ai sempre più voluminosi depositi di materiale fissile e alla miopia della attuale dottrina nucleare. Tutti questi pericoli non sono presenti nella consapevolezza del pubblico, a differenza di quanto avvenne dopo la seconda guerra mondiale, quando il Bulletin scriveva “tutto ciò che possiamo guadagnare in ricchezza, sicurezza economica o salute sarà inutile se la nostra nazione continuerà a vivere con l’incubo di una improvvisa e totale distruzione”. Mentre la diffusa paura di allora è molto diminuita – osserva Schlosser – in realtà il pericolo adesso è molto maggiore. E la scelta è sempre più urgente.

Gli stock nucleari

immagine2_i terroristi dell antropoceneHans M. Kristensen & Robert S. Norris5 forniscono alcuni dati sulla consistenza attuale dell’arsenale nucleare degli Stati Uniti: il Dipartimento della Difesa mantiene in funzione una riserva di 4.670 testate nucleari, che possono essere lanciate da missili o da aerei. La maggior parte di queste testate non sono pronte al lancio, ma sono immagazzinate, e molte sono destinate ad essere ritirate. Delle testate nucleari pronte al lancio (che sono 1.930) circa 1.750 sono installate su missili balistici o in basi aerei negli Stati Uniti, e altre 180 bombe tattiche sono pronte in basi Europee.

Gli stessi Autori forniscono dati anche sugli schieramenti nucleari russi6, e stimano che all’inizio del 2016 il Paese abbia una disponibilità di circa 4.500 testate nucleari adatte ai lanci missilistici a lungo raggio, altre di tipo tattico a corto raggio, e circa 2800 ordigni nucleari in attesa di essere smantellati, ma tuttora funzionanti: in totale si tratta di circa 7.300 bombe nucleari. Il programma di modernizzazione in corso riflette la convinzione del governo che le forse nucleari strategiche siano indispensabili alla sicurezza della Russia.

L’International Peace Research Institute di Stoccolma (SIPRI)7 ha pubblicato a giugno 2016 un aggiornamento sulla situazione complessiva degli arsenali nucleari a livello mondiale: i dati mostrano che il numero totale di ordigni è diminuito, ma nessuno dei Paesi che posseggono armi nucleari accenna a smantellarli nel prossimo futuro. All’inizio del 2016 nove Stati – Stati Uniti, Russia, Regno Unito, Francia, Cina, India, Pakistan, Israele e Corea del Nord – erano in possesso di circa 4.120 testate nucleare pronte al lancio. Se si contano tutte le testate presenti, il numero attuale è di circa 15.395 … continua a leggere

 

Pubblicato il 5/8/2016