“Colpa dell’uomo il ripetersi di eventi climatici estremi”

165314137-f3762a53-ff89-4662-bf61-b66e2b535eba[su repubblica.it]Diffusi alla Cop22 sul clima di Marrakech i risultati di un nuovo studio dell’Organizzazione mondiale per la meteorologia delle Nazioni Unite: “Con il riscaldamento globale provocato dalle attività umane le possibilità di siccità, alluvioni e ondate di calore aumentano anche di dieci volte.

Hot and wild“, caldo e selvaggio. Non è il titolo di un film a luci rosse, ma la drammatica sintesi di come sta cambiando il clima del Pianeta scattata dall’Organizzazione mondiale per la meteorologia delle Nazioni Unite. Nulla che non fosse stato previsto dai modelli climatici che hanno dato sostanza scientifica al IV e V Rapporto dell’Ipcc sugli effetti del riscaldamento globale. La vera differenza sta purtroppo nel tempo dei verbi. Se le pubblicazioni del panel dell’Onu che si occupa del clima erano declinate al futuro, il lavoro dell’Omm anticipato in occasione della Cop22 di Marrakech è scritto invece facendo ampio ricorso a presente e gerundio, quando non addirittura al passato prossimo, sottolineando come “l’impronta dell’influenza umana è sempre più visibile”.

Quelli compresi tra il 2011 e il 2015 sono stati i 5 anni più caldi di sempre e il 2016 si candida a battere un nuovo record, osserva lo studio. Con l’innalzamento delle temperature, spiega ancora l’Omm, è aumentata anche la frequenza e la violenza degli eventi meteorologici estremi, come siccità, piogge torrenziali, uragani e ondate di calore. Non è possibile mettere questi episodi automaticamente in correlazione con il riscaldamento globale, visto che il clima terrestre “prevede” il verificarsi di episodi simili a prescindere dai cambiamenti climatici, ma secondo l’Omm non ci sono dubbi che l’aumento dei gas serra presenti in atmosfera abbia reso il verificarsi di questi eventi più probabile, aumentando le chance anche di 10 volte.

Lo studio ha preso in esame in particolare una serie di casi specifici: le temperature eccezionalmente calde registrate negli Usa e in Australia rispettivamente nel 2012 e nel 2013, le estati torride in Estremo Oriente e nell’Europa occidentale nel 2013, le ondate di calore in Australia della primavera e dell’autunno 2014, il caldo record su base annua misurato in Europa nel 2014 e l’ondata di calore in Argentina del dicembre 2013. In tutti questi eventi, secondo l’Organizzazione mondiale per la meteorologia, è possibile individuare un fattore di probabilità accresciuto dalle attività umane. Complessivamente, stima ancora lo studio, le catastrofi che si sono verificate nel corso di questo lustro hanno causato la morte di almeno 300.000 persone in tutto il mondo mentre i danni economici hanno superato i 90 miliardi di euro.

Conclusioni simili a quelle raggiunte da chi si occupa di monitorare ciò che sta accadendo in Italia. “Eventi estremi di precipitazione sono cresciuti non solo nel mondo, in particolare nell’emisfero settentrionale, ma in modo netto anche in Italia” dove “tutto il territorio è a rischio alluvioni, salvo poche eccezioni”, ha spiegato oggi Alberto Montanari, dottore di ricerca in ingegneria idraulica, a margine del convegno sulle “Strategie di adattamento al cambiamento climatico” ospitato a Roma dall’Accademia dei Lincei. Con i dati a disposizione, ha ricordato, “recentemente è stato osservato un aumento generale del numero di eventi estremi, in termini di precipitazioni, ma non della loro intensità”.

“Il livello di rischio è nettamente in crescita”, ha avvertito ancora Montanari, a causa della maggiore frequenza di precipitazioni e dell’aumento dell’urbanizzazione, in particolare in corrispondenza “dei bacini fluviali più piccoli”, che risultano “i più vulnerabili”.

Pubblicato il 08/11/2016