[di Angele Minguet – CDCA, dottoranda in Scienze Politiche, La Sapienza] La Shell, impresa petrolifera anglo-olandese, mostrò interesse per i giacimenti di petrolio della Nigeria a partire dal 1936 e iniziò le estrazioni nel 1956, quando il paese era ancora una colonia inglese. Dopo l’indipendenza, il governo nigeriano, tramite la Nigerian National Petroleum Development Company, diventò l’azionario principale di un Consortium con la Shell. Oggi la Nigeria è il più grande produttore di greggio dell’Africa Sub-Sahariana.
Uno dei principali oleodotti nel Delta del Niger – la Trans-Niger Pipeline – attraversa le terre del Popolo Ogoni, chiamate “Ogoniland”. La Shell possiede nella regione altri cinque campi non produttori e una rete di circa 100 pozzetti e infrastrutture. Benché altre imprese americane (Chevron, Exxon Mobil), francesi (Total) o ancora italiane (Agip) siano presenti sul territorio, la Shell è stata particolarmente criticata per l’inquinamento delle sue attività estrattive, per il suo coinvolgimento nella repressione durante la dittatura e per la corruzione odierna di funzionari nigeriani. L’impresa, che dimostra pochi scrupoli nel suo modus operandi nella regione, beneficia di una grande impunità perché la sua presenza è considerata come fondamentale per l’economia del paese. Il petrolio del Delta del Niger rappresenta l’ottanta per cento delle entrate pubbliche e il novanta di quelle in valuta estera, di cui approfittano alti funzionari del governo e dell’esercito alle spese della popolazione nigeriana. Inoltre, lo stato attuale del mercato del petrolio distrugge quasi ogni altro tipo di attività economica in Nigeria, senza contare l’avvelenamento di acque e terra, pericoloso per la salute e la vita degli abitanti. Nel 2011, l’UNEP stimava un bilione di dollari americani come costo iniziale per rimediare ai danni ambientali del petrolio nell’Ogoniland.
La reazione a queste ingiustizie sociali e ambientali iniziò nel 1990 quando venne presentata al governo nigeriano l’“Ogoni Bill of Rights”, scritta in grande parte dall’autore Ken Saro-Wiwa. In quel documento, gli Ogoni chiedevano una maggiore autonomia politica e rappresentazione nelle istituzioni nazionali, il diritto di controllare e utilizzare una proporzione equa di risorse economiche per lo sviluppo degli Ogoni, nonché il diritto di proteggere l’ambiente e l’ecologia delle loro terre da ulteriore degrado. L’”Ogoni Bill of Rights” si rivolge principalmente allo stato nigeriano ma nella parte finale c’è un appello comunità internazionale, una richiesta di aiuto per la sopravvivenza del popolo. Per condurre questa battaglia, venne creato il Movimento per la Sopravvivenza del Popolo Ogoni (MOSOP), di cui Ken Saro-Wiwa era uno dei principali attori.
Data l’assenza di risposte da parte del governo nigeriano, nel novembre 1992, i leader del MOSOP si rivolsero a Shell, Chevron-Texaco e alla società nazionale petrolifera nigeriana emettendo un ultimatum di 30 giorni affinché pagassero l’uso della terra e il risarcimento per l’ambiente devastato, oppure lasciassero le terre Ogoni.
Questa ingiunzione minacciava gli interessi privati e politici delle compagnie petrolifere e dei poteri chiamati in causa. Per evitare tutti rischi, il capo di stato nigeriano, Sani Abacha, mobilizzò una task force militare che, durante tutto il periodo della sua dittatura (1993-1998), fu responsabile della morte di oltre duemila Ogoni, di violenza sessuale su donne e ragazze, della mutilazione di centinaia di persone e dello sfollamento altre centomila preoccupate per la propria sopravvivenza. Il culmine del conflitto fu segnato dall’impiccagione di Saro-Wiwa, incastrato dalla Junta per aver architettato l’omicidio di quattro leader Ogoni nel maggio 1994. La sua esecuzione, insieme a quella di altri otto membri del MOSOP, ha innescato una catena di processi in Africa, US ed Europa.
L’evoluzione delle sentenze permette di percepire la tendenza con cui gli stati occidentali e africani affrontano la questione della responsabilità sociale e ambientale delle imprese multinazionali all’epoca post-coloniale della globalizzazione e del capitalismo. È importante notare che in parallelo a queste procedure giudiziarie, alcuni Ogoni e altri nigeriani si oppongo alla forza del governo con la forza: cercano la giustizia con le armi, sabotando le pipeline e rubando il greggio.
In verde appaiono i giudizi che hanno favorito una crescente protezione dei cittadini e la difesa dell’ambiente dalle multinazionali. In rosso, al contrario, tutte le sentenze in cui le corte hanno dispensato le imprese da ogni responsabilità. In nero sono i casi rilevanti che tuttavia non hanno fatto avanzare la risoluzione dello stato delle cose, sia perché i processi sono ancora aperti, sia perché sono stati fatti accordi finanziari fuori delle corti di giustizia per evitare di creare pecedenti.
LISTA DEI PROCESSI
In Africa
Caso | Anno di inizio | Anno di fine | Corte | Risultati | Maggiori informazioni |
Socio-Economic Rights and Accountability Project (SERAP) v. Nigeria | 2009 | 2012 | Court of Justice of the Economic Community of West African States (ECOWAS) | La corte ha condannato la Nigeria a restaurare l’ambiente del Delta del Niger | Giudizio |
Bowoto v. Chevron Corporation | 1999 | 2008 | U.S. District Court of Northern California in San Francisco | Chevron non è stata riconosciuta complice del governo nigeriano per quanto riguarda le violazioni dei diritti umani e le estorsioni. | Blog del processo e maggiori info |
Social and Economic Rights Action Center and Center for Economic and Social Rights v. Nigeria | 1996 | 2002 | African Commission on
Human & Peoples’ Rights |
La commissione ha riconosciuto colpevole il governo nigeriano per violazioni dei diritti umani e complicità nei danni ambientali | Giudizio |
Negli Stati Uniti
Caso | Anno di inizio | Anno di fine | Corte | Risultati | Maggiori informazioni |
Kiobel v. Royal Dutch Petroleum Co. | 2002 | 2013 | United States District Court for the Southern District of New York
US Supreme Court |
Il caso non può essere trattato da una corte americana, perché non tocca gli Stati Uniti con abbastanza forza. | Center for Constitutional Rights |
Wiwa v. Royal Dutch Shell Co | 1996 | 2009 | United States District Court for the Southern District of New York | $15.5 milioni per i querelanti in un accordo pre-processo. | Center for Constitutional Rights |
In Europa
Caso | Anno di inizio | Anno di fine | Corte | Risultati | Maggiori informazioni |
The Ogale Community and the Bille Kingdom
v. The Shell Petroleum Development Company of Nigeria Ltd |
2016 | 2017 | London High Court | Shell non verrà giudicata per gli atti della sua controllata in una corte inglese | Reuters |
The Bodo Community, Gokana Local Government Area, Rivers State, Nigeria
v. The Shell Petroleum Development Company of Nigeria Ltd |
2010 | 2015 | London High Court | £55milioni per i querelanti in un accordo pre-processo | Articolo The Guardian |
Oguru v. Royal Dutch Shell Plc and Shell Petroleum Development Company of Nigeria LTD | 2008 | Ongoing | District Court of The Hague | Shell deve fornire documenti interni ai querelanti per determinare il suo ruolo nell’inquinamento dalla sua controllata nigeriana | Sito di Friend of the Earth Netherlands, Milieu Defensie |