TAP in Grecia, il nuovo reportage

scale-2000x0x0x0-tap-1499255662-42[di Elena Gerebizza su Re:Common] La questione TAP non riguarda solo il Salento, dove la tensione tra la popolazione locale e le forze dell’ordine è ormai ben oltre il livello di guardia. Il segmento italiano è parte di un mega gasdotto noto come Corridoio Sud del gas, che si dovrebbe snodare per 3500 chilometri dall’Azerbaigian verso l’Italia.

Ben 550 chilometri di questo gasdotto dovrebbero essere costruiti in Grecia, a partire dalla zona di Kipoi, sul confine con la Turchia, fino alle montagne dell’Albania tra Kristallopigi e Bilisht, per poi attraversare anche l’Albania fino a Fier, sulla costa adriatica.

Abbiamo visitato quei luoghi a ottobre 2016 e di nuovo a inizio giugno 2017, assieme a due rappresentanti del Comitato No TAP e ad attivisti inglesi e greci.

Come in Italia, anche in Grecia, tra problemi tecnici, proteste e interessi politici la TAP AG ha più di qualche gatta da pelare.

DA KAVALA NON SI PASSA!

Kavala è una città di 74mila abitanti nella macedonia orientale, raccolta tra il mare e le montagne. Alle sue spalle, la grande pianura dove dovrebbe passare il gasdotto TAP, tra le più fertili del paese. Già nel 2014 durante la valutazione di impatto ambientale del progetto, la camera tecnica di Kavala aveva presentato la propria valutazione indipendente del progetto, proponendo dei percorsi alternativi più a ridosso delle montagne. Oltre alle terre coltivate, il gasdotto passerebbe attraverso una zona archeologica di gran pregio, entrata nel patrimonio dell’UNESCO nel 2016. Parliamo del sito archeologico di Filippi, città della Tracia situata lungo la via Egnatia, nella provincia di Kavala. Qui nel 42 a. C. venne combattuta la famosa battaglia di Filippi, e proprio qui, forse a meno di un chilometro in linea d’aria dal sito principale, dovrebbe passare il gasdotto TAP.

Nel 2014, quando il progetto era nella fase di VIA, il sito archeologico era stato abbondantemente segnalato. Eppure il tracciato non è stato modificato e oggi i residenti di Kavala e Filippi gridano allo scandalo. Ma le istituzioni sono sorde.

“Anche se sapevano benissimo che c’erano dei resti archeologici in tutta l’area, hanno lo stesso permesso  il passaggio del gasdotto” ci dice Themis Kalpadakis, presidente dell’associazione dei contadini di Kavala che lo scorso ottobre ha bloccato le ruspe della TAP in località Libra, ai limiti dei confini cittadini.

“Li abbiamo denunciati per violazione di proprietà privata e danneggiamento, non avevano nessun permesso per passare” ci dice Themis. Dimitrios, il proprietario di quelle terre oggi coltivate a frumento, ci racconta che sta ancora aspettando di essere chiamato dal giudice. Sono passati nove mesi dalla denuncia, “ma potrebbero volerci anche anni”, ci dice. Da ottobre, Dimitrios è stato convocato una volta negli uffici di TAP. “Quel giorno non ho sentito niente che avesse senso” ci dice. “Mi hanno fatto un’offerta ridicola, me ne sono andato”.

A inizio giugno 2017, le ruspe non ci sono più, né sulla terra di Dimitrios, né sull’altro lato della strada, dove gli appezzamenti sono demaniali. Qui, così come nei dieci chilometri attorno alla città di Kavala, i lavori sono fermi da mesi. Lo scorso ottobre avevamo parlato con un altro contadino le cui terre si trovano a poca distanza e sempre in località Libra. Anche lui aveva denunciato il consorzio TAP. “Ero uno dei primi che insieme con l’associazione agricola, ha partecipato alle manifestazioni del 2012 cosi come a tutte le negoziazioni con le autorità locali. Prima della sua vittoria elettorale, Tsipras era con noi. Diceva di conoscere il problema, e ci rassicurava che una volta al governo avrebbe cercato di risolverla”.

Ma così non è stato. Dopo un anno di incontri con il primo governo Syriza, nel settembre 2015 l’esecutivo ha interrotto le consultazioni sulle alternative ed è ritornato alla proposta originale.

PROBLEMI TECNICI

Gli esperti della Camera tecnica di Kavala hanno motivato le richieste di spostamento del gasdotto sulla base di analisi che riguardano il rischio di auto-combustione del sottosuolo e di abbassamento del terreno in quasi tutta la pianura che dovrebbe essere attraversata dal gasdotto, e composta principalmente da torba. Un terreno molto simile a quello del ferrarese, che proprio all’inizio dell’estate è stato colpito da incendi per auto-combustione in seguito alla siccità. Timori fondati quelli dei cittadini e degli esperti di Kavala, che segnalavano il pericolo di auto-combustione della torba come una delle ragioni per cui il gasdotto doveva essere spostato, ma che finora nessuno ha ascoltato.

Dopo la chiusura da parte del governo rispetto alle richieste delle diverse parti, i problemi segnalati rimangono, come rimangono le denunce e la determinazione dei residenti a non far passare il gasdotto dalla piana tra Kavala e Filippi.

IL CUL DE SAC DI SERRES

Circa 90 chilometri a ovest di Kavala entriamo nella città di Serres, 76mila abitanti in una pianura incassata tra montagne che arrivano fino a 2mila metri. Proprio qui, vicino alla frazione di Neos Skopos, tra aziende agricole e allevamenti, la società TAP sta facendo i sondaggi per la costruzione di una delle centrali di compressione del gas. “Un impianto di 125 megawatt di potenza, che inquinerà come una centrale a turbogas” ci spiega Michalis Davis, guardia forestale e parte del comitato di cittadini Anti-Tap.

Michalis ci racconta che nel 2014, quando era in corso la valutazione di impatto ambientale del progetto, sono stati i cittadini a cercare di capire i dettagli del progetto, organizzando decine di incontri informativi, da cui è nata la mobilitazione. Agli incontri pubblici è seguita una raccolta firme con cui i cittadini chiedevano al governo e alla società TAP AG di spostare la centrale sulle montagne, lontana dalle abitazioni, segnalandone i rischi e gli impatti negativi per la salute delle persone e per l’ambiente. “Il comune di Serres e della città vicina, Emmanuel Papa, erano d’accordo con noi, le autorità regionali invece erano favorevoli al gasdotto ma non alla centrale” aggiunge Michalis. Cittadini e enti locali hanno presentato assieme uno dei ricorsi al tribunale amministrativo (TAR), in attesa del giudizio di secondo grado del consiglio di stato il prossimo ottobre.  Assieme hanno partecipato al negoziato con il governo Tsipras nel 2015, poi chiuso con un colpo di mano nel settembre del 2015, con la scusa che non c’era più tempo e bisognava tornare all’opzione originale del progetto.

In realtà che il comitato Anti TAP di Serres avesse ragione lo si vede oggi. Bonatti e JP Avax, le società che stanno procedendo con gli scavi per conto di TAP, stanno facendo i conti con la falda acquifera di superficie. Il luogo scelto per la centrale – e per il passaggio dei tubi – si trova a 15 metri sul livello del mare, in una zona di esondazione del fiume, che negli ultimi anni nei momenti di piogge forti diventa una specie di lago. A giugno abbiamo visto gli scavatori all’opera nelle vicinanze del luogo dove dovrebbero anche costruire la centrale, e neanche le diverse pompe attive giorno e notte sembravano riuscire a liberare lo scavo dei tubi dall’acqua che continua a salire.

MA È STRATEGICO?

In Grecia in molti si chiedono se il TAP sia davvero strategico. Hanno svariate ragioni per chiederselo, viste le relazioni strette tra il governo Tsipras e la Russia, e vista l’esistenza di un gasdotto che già collega i due paesi attraverso la Bulgaria, di uno nuovo in discussione. Una delle preoccupazioni dei cittadini di Serres è di divenire una specie di servitù di passaggio per diversi nuovi gasdotti, non solo il TAP, ma anche il propostoITGI Poseidon, che dovrebbe arrivare dalla Bulgaria. Sempre a Serres già passa una delle principali linee di distribuzione a lunga distanza che parte dal gasdotto principale tra Bulgaria e Grecia. Si tratta di progetti decisi a livello più alto, senza una vera a propria informazione degli abitanti, che “impongono” a Serres di sacrificarsi in nome di interessi geo-strategici che forse hanno poco a che fare con la vita e le attività economiche del territorio. Eppure ai cittadini greci verrà chiesto di pagare per queste grandi infrastrutture, seppure i nuovi gasdotti dovrebbero solo “attraversare” il territorio ellenico. Infatti l’accordo firmato dalla Grecia per la costruzione del TAP – l’Host Government Agreement – impegna il governo a coprire la garanzia pubblica dell’investimento privato. Dettaglio non da poco, perché ad esempio Atene potrebbe dover garantire eventuali prestiti da parte di banche private, aprendo la porta a un debito privato che potrebbe in futuro diventare pubblico, così da aumentare il già pesante fardello dei cittadini greci. Nel dicembre del 2016, dopo l’annuncio dell’accordo internazionale firmato da Gazprom con la Turchia per il Turkish Stream, è emerso anche che Gazprom sarebbe stata disponibile a vendere il “suo” gas attraverso il Tap. Il Turkish Stream si collegherebbe proprio allo snodo tra Tap e TANAP, la tratta turca del corridoio “strategico”, in teoria da costruire in chiave anti russa. Un paradosso?

Inoltre la Grecia vorrebbe rilanciare anche la costruzione di una “versione ridotta” dell’ITGI Poseidon, la pipeline prima menzionata che sarebbe dovuta approdare a Otranto, a pochi chilometri a sud del TAP, e proveniente sempre dalla Russia. Un progetto inutile tanto quanto il TAP, che risponde solo all’esigenza commerciale e politica della Russia di costruire nuovi gasdotti alternativi all’Ucraina, che nulla c’entra con la sicurezza energetica italiana o europea, ma che la dice lunga su come relazioni “di fiducia” possano saltare da un momento all’altro. E a pagare in queste situazioni sono proprio i paesi di transito.

CHI CI GUADAGNA?

Nel marzo 2016 la TAP AG ha firmato gli accordi per la costruzione del gasdotto in Grecia. In tutto 575 chilometri, assegnati a due consorzi. Il primo guidato dalla transalpina Spiecapag, controllata dal mega gruppo francese Vinci, assieme alla società greca Aktor, parte del gruppo Ellaktor, realizzerà la tratta del gasdotto che va da Kipoi sul confine con la Turchia fino alle vicinanze di Kavala; e il secondo, composto dall’italiana Bonatti e dalla greca J&P Avax, si occuperà della costruzione della tratta di gasdotto tra Kavala e Ieropigi, al confine con l’Albania.

Nel maggio del 2016 la Tap AG ha anche firmato gli accordi per la costruzione delle centrali di compressione da costruirsi a Kipoi, e altre due in Albania, con l’italiana Renco e la greca Terna, mentre sono ancora da assegnare i contratti per la realizzazione dellacentrale di Serres, prevista per la fase di raddoppio del gasdotto da 10 a 20 miliardi mc di gas.

Come emerso nel rapporto Risky Business della rete Bankwatch (LINK: https://bankwatch.org/risky-business ) ciascuna di queste società è stata coinvolta negli ultimi anni in grossi scandali: le tre società greche sono tutte nel cartello accusato di avere manipolato gli appalti pubblici per mega opere in Grecia tra il 1989 e il 2015. La denuncia, pubblicata sul sito greco Inside Story, farebbe riferimento a un rapporto della commissione greca sull’antirust, ancora in discussione alla fine dello scorso anno (ma già pubblico al momento della firma dei contratti). Le due italiane sono state entrambe coinvolte nelle indagini della procura di Milano sullo scandalo di corruzione internazionale che riguarda le operazioni di Eni e altre major del petrolio in Iraq, tra il 2002 e il 2012.

UN PAESE ALLO SBANDO

A maggio di quest’anno il governo guidato da Alexis Tsipras ha approvato il quarto pacchetto austerità, in un paese stremato dai tagli alla spesa pubblica e dalla disoccupazione. Solo nell’ultimo anno si stima che mezzo milione di ragazzi sotto i trent’anni abbiano lasciato il paese, in cerca di fortuna. Chi rimane, combatte con le difficoltà del giorno per giorno, e poco altro. La lunga manus dell’estrattivismo è più che mai visibile: la società greca è sotto attacco, l’estrazione di ricchezza per il vantaggio di pochi è trasversale e riguarda tutti gli ambiti. Tra le privatizzazioni ancora in discussione c’è anche quella della compagnia greca per la distribuzione del gas, la Desfa, imposta dall’Unione Europea, e il cui principale acquirente sarebbe proprio la SOCAR, la compagnia di bandiera dell’Azerbaigian e principale azionista del TAP e delle altre tratte del Corridoio Sud del Gas.

È GIÀ COSTRUITO?

In Grecia la costruzione del gasdotto è in fase di pre-costruzione avanzata. Per buona parte dei quasi 300 chilometri di tracciato che abbiamo monitorato, Bonatti, JP Avax, Spiecapag e Aktor hanno sbancato la superficie in una fascia larga circa 40 metri e depositato i tubi lungo il tracciato. Solamente nella tratta più orientale, a partire dal confine con la Turchia poco a nord di Kipoi per pochi chilometri, i tubi sono stati interrati e saldati. A 40 chilometri da Serres è visibile il canale scavato per interrare i tubi, che in brevi tratti sono saldati e depositati. Nella zona di Kavala, lungo una tratta di circa 10 chilometri, il consorzio non ha potuto nemmeno acquisire le terre, e la preparazione degli scavi è ferma dallo scorso ottobre.

(Pubblicato il 5/07/2017)