Pando, a rischio il più grande essere vivente del pianeta

151349124-41567981-e199-43a8-8c45-c0320ef6ab91[di Marco Angelillo su La Repubblica Ambiente] Alberi su 42 ettari di superficie, più di 6.600 tonnellate di peso stimato. Non è solo una delle foreste più belle degli Stati Uniti, è un vero e proprio unicum biologico. È costituito da 40mila alberi di pioppo tremulo che costituiscono una colonia di cloni geneticamente identici, nati dalle radici di un comune antenato.

Pando è in pericolo. Il più grande e pesante essere vivente del pianeta, 42 ettari di superficie, più di 6.600 tonnellate di peso stimato, rischia grosso. Vive negli Stati Uniti dove il governo Trump ha deciso di eliminare molti vincoli ambientali nelle aree protette: via il divieto di costruire, caso per caso si potranno concedere permessi di edificazione anche nelle riserve naturali e nei siti considerati patrimonio nazionale. Possibile anche la concessione di permessi per aprire attività industriali.

Ma Pando – il nome deriva dal verbo latino pandere, estendersi, espandersi – non è solo una delle foreste più belle degli States, è un vero e proprio unicum biologico. Stiamo parlando di 40mila alberi di pioppo tremulo (Populus tremuloides) che costituiscono una colonia di cloni geneticamente identici, nati dalle radici di un comune antenato in un arco temporale lunghissimo: 80mila anni. Noto anche come Trembling giant (gigante tremante), si trova nello Utah, all’interno della foresta nazionale di Fishlake e ora trema davvero.

“Se cade il dogma della protezione totale”, è l’allarme lanciato dal botanico Stefano Mancuso dell’università di Firenze, “rischiamo una forte riduzione dell’organismo vivente, che ha già i suoi problemi di sopravvivenza. Perché ogni azione dell’uomo può avere conseguenze non previste sulla vita di un vegetale”. Il bosco è cresciuto grazie a una serie di eventi e condizioni favorevoli, ma sembra che ora la fortuna si stia girando dall’altra parte.

Durante la sua esistenza, per esempio, ha subito numerosi incendi che non hanno distrutto il suo apparato radicale, ma che sono risultati sufficienti a impedire la proliferazione delle conifere che avrebbero potuto fare ombra ai polloni di pioppo. Il controllo degli incendi da parte dell’uomo, però, un’azione apparentemente positiva, ha contribuito indirettamente al rallentamento della riproduzione dei pioppi.

Secondo il parere dell’ecologo Paul Rogers dell’Università dello Utah, “la proliferazione di Pando è messa a rischio”. Molti degli alberi della colonia stanno raggiungendo la fine del loro ciclo vitale o soffrono per la presenza di insetti e altri parassiti, i nuovi getti fanno fatica a svilupparsi. Per salvaguardare la colonia, Rogers ha provato a recintarne alcune aree, in modo da impedire a cervi e alci di cibarsi dei giovani polloni, e a rimuovere le altre piante che possono soffocarne la crescita. La strategia sembra dare buoni risultati: dopo tre anni nelle aree recintate si è notata una presenza di giovani alberi otto volte superiore al resto della colonia. Tutte le cure sarebbero vane, se sciaguratamente anche solo una parte del bosco venisse tagliata: il fragile equilibrio di Pando ne risentirebbe in maniera probabilmente definitiva.

Ma oltre al gigante tremante, anche tutti gli altri monumenti naturali Usa sono in pericolo. Il quotidiano inglese The Guardian ha stilato una lista di 10 siti d’importanza nazionale che potrebbero essere ridimensionati a causa di un decreto del Segretario dell’interno Ryan Zinke, che consente attività come l’estrazione mineraria, il prelievo di legname e il pascolo. Le associazioni ambientaliste hanno promesso azioni legali per contrastare eventuali alterazioni delle aree protette, ma l’allerta è ormai generale: se anche i siti protetti non sono più al sicuro dalla trasformazione antropica, cosa potrebbe succedere in tutto il resto del territorio americano?

(Pubblicato 12/10/2017)