No all’Italia hub del gas per le multinazionali

terre di frontiera[di Alessio Di Florio su Terre di frontiera] La decisione del governo Gentiloni di autorizzare la centrale di compressione gas di Sulmona, ha riportato l’attenzione sul progetto del gasdotto Snam denominato Rete Adriatica. Per fare il punto della situazione a seguito degli ultimi sviluppi che hanno interessato l’intera vicenda, abbiamo intervistato Riccardo Verrocchi, attivista storico dei movimenti ambientalisti di Sulmona.

Lunedì 8 gennaio, centinaia di cittadini hanno partecipato ad un’assemblea pubblica organizzata, a Paganica dell’Aquila, dall’Amministrazione separata beni di uso civico di Paganica, dal Comitato 3e32 dell’Aquila, dai Comitati cittadini per l’ambiente di Sulmona e da AltreMenti. La mobilitazione è nata a seguito della decisione del Consiglio dei ministri, avvenuta il 22 dicembre 2017, di autorizzato alla Snam la realizzazione della centrale di compressione gas di Sulmona.
L’opera è prevista in un’area di 12 ettari nelle frazioni di Case Pente, Case San Mariano e Colle Savente. Il progetto prevede tre turbocompressori meccanici alti 10 metri e con una potenza di 11 megawatt l’uno, tre caldaie e un camino di 14 metri. La centrale sarà uno snodo fondamentale per la “Rete Adriatica” (della stessa Snam): un gasdotto di 687 chilometri sull’asse Brindisi-Minerbio. Dalla Puglia all’Emilia Romagna. Nel corso dell’assemblea il sottosegretario alla presidenza della Regione Abruzzo, Mario Mazzocca, ha confermato quanto già dichiarato nei giorni precedenti dal governatore Luciano D’Alfonso, ovvero che la Giunta regionale farà ricorso al Tar del Lazio contro l’autorizzazione del governo. Ma il comportamento della Giunta regionale non è stata esente da critiche. I promotori dell’iniziativa hanno invocato “prese di posizione forti e azioni concrete anche nei confronti delle forze politiche protagoniste nei governi nazionali che negli ultimi venti anni hanno fatto la loro parte nell’iter autorizzativo del progetto.”
Nel mirino anche la scelta della Giunta regionale – invitata al Consiglio dei ministri del 22 dicembre 2017 – di non avvertire i comitati locali della convocazione, così come la mancata convocazione di un tavolo con le altre Regioni per cercare di imporre al governo lo stop al progetto.
La decisione del governo Gentiloni, già nel periodo natalizio, ha scatenato una fortissima protesta istituzionale. La sindaca di Sulmona, Annamaria Casini, alla notizia ha deciso di dimettersi, definendo l’autorizzazione alla centrale un vilipendio contro il territorio violentato dal cinismo della politica e dei partiti. Il 29 dicembre la Casini si è anche recata a Palazzo Chigi con l’intenzione di restituire la fascia tricolore al premier Gentiloni, accompagnata da altri ventidue primi cittadini del comprensorio: Anversa, Acciano, Ateleta, Bugnara, Campo di Giove, Cansano, Castel di Sangro, Castelvecchio, Castel di ieri, Cocullo, Introdacqua, Gagliano, Goriano, Molina, Pettorano, Prezza, Roccacasale, Roccapia, Roccaraso, Scanno, Secinaro e Villalago.
Al termine dell’incontro la sindaca di Sulmona ha ottenuto un congelamento del decreto autorizzativo in attesa di un incontro direttamente con Paolo Gentiloni, assente per l’occasione e sostituito dal suo consigliere politico Gabriele De Giorgi.

Riccardo, la decisione del governo di autorizzare la centrale di compressione gas di Sulmona ha rappresentato per voi il classico fulmine a ciel sereno o vi aspettavate un epilogo di questo tipo? Quali posizioni avete espresso e quali decisioni avete preso nel corso dell’assemblea di Paganica?
Sì, l’autorizzazione alla costruzione della centrale di compressione della Snam, in località Case Pente a Sulmona, è stato un vero e proprio fulmine a ciel sereno. È stata una doccia fredda anche perché gli ultimi due incontri interistituzionali convocati a Palazzo Chigi, a Roma, sono stati entrambi rinviati. Eravamo convinti che questa fosse diventata una questione di cui si sarebbe occupato il nuovo governo, vista l’imminenza dello scioglimento delle Camere e l’indizione delle elezioni per il prossimo 4 marzo.
L’assemblea di Paganica segue una serie di iniziative che in Valle Peligna abbiamo organizzato subito dopo l’autorizzazione governativa, con un duplice obiettivo: tornare a informare la popolazione aquilana sul progetto “Rete Adriatica” e creare un fronte unitario della mobilitazione, composto dai sindaci dei comuni della Provincia dell’Aquila interessati dall’attraversamento del gasdotto (in primis quelli dell’Aquila e quello di Sulmona) e dalle popolazioni locali coinvolte dal progetto.

All’arrivo della notizia la sindaca di Sulmona ha rassegnato le dimissioni affermando che la città “è stata violentata dal cinismo della politica e dei partiti”. Dopo il primo incontro a Roma ha, inoltre, dichiarato di aver ottenuto il congelamento dell’iter autorizzatorio. Dalla Regione hanno espresso l’intenzione di opporsi alla decisione del Consiglio dei ministri. Quale giudizio date del gesto della sindaca di Sulmona, e come vi esprimete in generale sull’operato delle istituzioni locali? Siete riusciti, in questo momento e anche negli anni scorsi, a fare fronte comune contro il progetto?
Le dimissioni della sindaca di Sulmona, Annamaria Casini, sinceramente, non ce le aspettavamo, in un momento molto delicato in cui era, ed è tuttora importante, avere a capo della mobilitazione e del confronto la massima rappresentanza istituzionale scelta dalla cittadinanza. Molto più incisive sarebbero state le dimissioni collettive di tutti i sindaci della Valle Peligna – e non solo – con restituzione della fascia e lettera di dimissioni indirizzate direttamente al premier Gentiloni e al presidente della Repubblica. Questo sarebbe stato un segnale molto importante lanciato alla politica nazionale.
La trasferta a Roma dei sindaci della valle, in piene vacanze natalizie, denota interesse delle istituzioni a difendere il nostro territorio. Non sappiamo se avremo un vero e proprio congelamento o la sospensione dell’iter di autorizzazione, ma temiamo che questa vertenza possa tornare ad essere di nuovo oggetto di campagna elettorale e basta.
In passato, grazie alle battaglie condotte dai Comitati cittadini, siamo riusciti ad ottenere ben dieci delibere della Regione Abruzzo, della Provincia dell’Aquila e dei Comuni di Sulmona e Pratola Peligna. Delibere di contrarietà alla costruzione della centrale e del gasdotto nel tratto Sulmona-Foligno, non considerando le delibere dei paesi vicini e la mozione di contrarietà della Commissione ambiente della Camera dei deputati del 2011, alla centrale di compressione gas di Sulmona.

La Snam ha affermato di essere disposta al dialogo, ma al tempo stesso sostiene che la centrale di compressione gas di Sulmona è sicura da un punto di vista sismico e a bassissime emissioni. Quale giudizio esprimete su queste dichiarazioni? Quali sono le motivazioni della vostra opposizione alla costruzione della centrale?
Noi siamo contrari alla costruzione della centrale e non vogliamo dialogare con Snam perché vogliamo uno sviluppo diverso per la nostra valle, che si inquadra nella conversione ecologica della nostra economia. Il progetto della centrale e del gasdotto non rientrano in nessun modo in questa nostra visione futura.
Nelle scorse settimane abbiamo diffuso massicciamente un volantino in cui sintetizziamo le nostre motivazioni contrarie al progetto. Prima di tutto la questione sismica: non esiste un rischio-zero come la Snam vuole convincerci. Il nostro territorio ha il grado di sismicità più alto, secondo la scala dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) e in Valle Peligna si stima che il prossimo terremoto supererà magnitudo 6.5. Costruire un mega impianto come questo – soprattutto dopo la recente esplosione nell’hub del gas di Baumgarten an der March, in Austria, che ha provocato un morto e decine di ferite – significa esporre la comunità a un rischio molto elevato.
C’è anche un rischio per la nostra salute, come denunciato più volte anche dal coordinamento dei medici locali: la centrale della Snam rilascerà nell’aria sostanze nocive come le pericolose polveri sottili PM10, PM2.5 e PM0.1. A causa del fenomeno dell’inversione termica, che non consente il ricambio dell’aria nella Valle Peligna, noi cittadini respireremo aria inquinata e non ripulita.
Non tralasciamo poi i danni economici che una grande opera, inutile e imposta come questa, causa al nostro territorio: sottrazione di terreni agricoli, svalutazione dei terreni e degli immobili della zona, impatto ambientale e paesaggistico alle porte del Parco nazionale della Majella, in un territorio a forte vocazione turistica e che vive, da più di dieci anni, una crisi economica e occupazionale molto profonda. Tutto questo per portare il gas dall’Azerbaigian al Nord Europa: in questo modo saremo solamente noi ad accollarci tutti i rischi.
Questa vertenza è il simbolo di violazione della democrazia: siamo di fronte ad una infrastruttura calata dall’alto, per presunti motivi di interesse nazionale, contro cui si sono espresse tutte le istituzioni democraticamente elette del territorio.

La centrale di compressione di Case Pente si inserisce in una rete di infrastrutture molto più ampia, la Rete Adriatica da Brindisi a Minerbio. Ed è strettamente legata al contestatissimo gasdotto Tap. Cosa ne pensate?
La nostra posizione è di netta contrarietà ad entrambe le opere ed è giusto e corretto ribadire che sia il Tap, sia il progetto Rete Adriatica sono due facce della stessa medaglia. Tap e Rete Adriatica sono due opere utili solo a ingrossare le tasche delle grandi aziende energetiche europee ed extraeuropee, che trovano nei governi nazionali degli ultimi anni valide sponde per incrementare i propri profitti.

Il movimento di opposizione alla centrale di compressione gas di Sulmona e al passaggio della Rete Adriatica è ormai datato negli anni, ed è un esempio costanza e di lotta quotidiana in difesa del territorio, che dovrebbe essere preso come modello anche da altre parti d’Italia. Puoi raccontarci la sua storia, le evoluzioni e i cambiamenti?
Il movimento contro il progetto Rete Adriatica è attivo in Valle Peligna esattamente da dieci anni. Fu Mario Pizzola a intuire i pericoli di quest’opera. In poco tempo aggregò persone sensibili, di varia estrazione culturale ed età differenti. Inizialmente si era in pochi, ma con il lavoro costante di informazione i Comitati cittadini per l’ambiente hanno avuto la capacità di affermarsi ed essere riconosciuti come interlocutori delle Istituzioni locali, regionali e nazionali, arrivando fino al Parlamento europeo.
La Valle Peligna è difficile da mobilitare: la stessa battaglia vive fasi alterne, a seconda anche dei momenti politici e dei periodi dell’anno, ma la capacità dei Comitati cittadini e di AltreMenti sta nel mantenere alta l’attenzione e di rispondere velocemente alle provocazioni, come sta succedendo in questo periodo. Da un paio di anni stiamo animando numerose iniziative pubbliche nei paesi della Valle, assemblee nelle scuole e il ritorno in termini di persone che si attivano insieme a noi comincia ad essere importante.
Adesso è il momento di organizzare la protesta e tenerci pronti in caso di firma del decreto di autorizzazione alla costruzione della centrale.

Il 22 dicembre si è tenuto a Sulmona un incontro pubblico della Carovana No Tap. Come valuti questo momento di condivisione e quali potrebbero essere le prospettive verso la costruzione di una sinergia a livello nazionale tra movimenti ed associazioni?
Proprio mentre si svolgeva la tappa della Carovana No Tap – e aggiungo No Snam – a Sulmona, il governo ha deliberato l’autorizzazione alla costruzione della centrale. Il coinvolgimento è stato importante: quasi 200 persone hanno partecipato attivamente, molte sono state le persone intervenute anche dal resto dell’Abruzzo, segno che questa vertenza ha superato i confini del nostro territorio.
La Carovana serve anche per consolidare i rapporti con il Movimento No Tap e con i comitati e le realtà impegnate lungo il tragitto del gasdotto: la rete è fondamentale per unire le forze, le competenze e i potenziali di mobilitazione. Negli anni si sono tenuti e rinsaldati i rapporti con vari movimenti italiani di opposizione e il prossimo passo su cui stiamo lavorando è creare una rete regionale di vertenze contro il gas che deve servire da stimolo alla costituzione di una rete nazionale: l’Italia non può diventare un hub del gas al servizio delle multinazionali dell’energia. Noi della Valle Peligna ci siamo.

(Pubblicato l’11/01/2018)