Annuario dei dati ambientali 2016

index[su greenreport.it] In Italia, il 66% delle frane censite in Europa. Notizie positive sulla qualità delle acque sotterranee e di balneazione.

Oggi l’Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale (Ispra) ha presentato il suo Annuario dei Dati Ambientali 2016: «un racconto, in cifre, dello stato dell’ambiente in Italia. Presentato oggi a Roma, il report fornisce dati e approfondimenti su biodiversità, clima, inquinamento atmosferico, qualità delle acque interne, mare e ambiente costiero, suolo, rifiuti, agenti fisici e chimici, pericolosità naturale, pollini e certificazioni ambientali».

La presidente di Legambiente Rossella Muroni riassume efficacemente così sulla sua pagina Facebook la presentazione dei dati dell’annuario ambientale: «Cresce il consumo di suolo in Italia; inchiodata al 47.5% la raccolta differenziata dei rifiuti; aumenta la temperatura media ma diminuiscono le emissioni totali di gas serra a causa però del calo dei consumi, delle produzioni industriali e grazie alla crescita della produzione energetica da fonti rinnovabili. Gli accordi di Parigi sono lontani dall’essere raggiunti ed invece abbiamo l’urgenza di politiche strategiche su energia, economia circolare e mobilità sostenibile».

Ispra spiega che «L’Annuario dei dati ambientali, giunto alla quattordicesima edizione, offre un quadro chiaro sullo stato di salute del sistema delle componenti ambientali e delle complesse interrelazioni che lo caratterizzano, fornendo a decisori politici, pubblici amministratori, tecnici e cittadini informazioni puntuali, oggettive e rigorose a livello scientifico. Il prodotto è il risultato delle attività di raccolta, monitoraggio, controllo e ricerca svolte dall’Ispra con il concorso delle Agenzie per la protezione dell’ambiente regionali e delle province autonome. Tale collaborazione si colloca nell’ambito di un sistema a rete, il Sistema delle Agenzie ambientali, che coniuga la conoscenza diretta del territorio e dei problemi ambientali locali con le politiche nazionali di prevenzione e protezione dell’ambiente così da divenire punto di riferimento, tanto istituzionale quanto tecnico-scientifico, per l’intero Paese. L’edizione 2016 si presenta ampiamente rinnovata, riferendosi con maggiore rilevanza a un contesto europeo e nazionale in evoluzione per quanto concerne i nuovi indirizzi delle politiche ambientali e delle metodologie di reporting».

Brutte notizie per la temperatura media: «L’aumento registrato negli ultimi 30 anni nel nostro Paese è stato quasi sempre superiore a quello medio globale rilevato sulla terraferma. Il 2015 è stato l’anno più caldo dal 1961. L’anomalia della temperatura media (+1,58 °C) è stata superiore a quella globale sulla terraferma (+1,23°C) e rappresenta il ventiquattresimo valore annuale positivo consecutivo».

Ispra ha evidenziato che «A differenza del 2016, anno caratterizzato da violente scosse nel centro Italia, nel 2015 non si sono verificati eventi in grado di produrre danni. I terremoti, lo scorso anno, sono stati 1.963, di cui solo due di Magnitudo pari a 4,7 e 4,5, con epicentri molto profondi (oltre 200 km). Le zone maggiormente critiche, per la presenza di faglie capaci (ossia in grado di produrre rotture o deformazioni significative in superficie o in prossimità di essa) sono la Calabria tirrenica, la Sicilia orientale, la catena appenninica Centro-meridionale e il Friuli – Venezia Giulia».

Ma è a rischio, anche il patrimonio culturale: «I beni situati in comuni classificati in zona sismica 1 (suscettibili, pertanto, di essere colpiti da forti terremoti) sono 10.297, pari al 5,4% del totale – spiega l’Ispra – Il 28% dei Siti Unesco italiani è situato in zone ad alta sismicità, solo il 16% in zone a bassa sismicità. A minacciare il nostro patrimonio culturale anche la pericolosità vulcanica: sono infatti 3.064 (1,6% del totale) i beni situati in aree sensibili; nel corso del 2015, il solo Etna è stato interessato da tre momenti ad elevata criticità».

L’Italia è uno dei Paesi europei più minacciati dagli eventi di origine naturale, ci batte solo alla Grecia, dal punto di vista della sismicità e della presenza di faglie capaci: «Eventi sismici, fagliazione superficiale, eruzioni vulcaniche, dissesto idrogeologico sono sempre sotto la lente di ingrandimento degli esperti perché abbracciano un territorio densamente popolato e industrializzato e il loro verificarsi comporta conseguenze rilevanti per i cittadini e per l’economia nazionale – dicono all’Ispra – Sono state 12 le vittime di eventi franosi, nel 2015. Ben 271 episodi e danni prevalentemente a rete stradale e ferroviaria. Secondo le stime, 503.282 abitanti sono residenti in aree a pericolosità di frana molto elevata, 744.397 in aree a pericolosità elevata, 1.587.177 in aree a pericolosità media e 2.132.393 in aree a pericolosità moderata e 680.197 in aree di attenzione. Delle quasi 900.000 frane censite in Europa, oltre 600.000 interessano proprio il territorio italiano».

Ma nonostante tutto questo l’Ispra evidenzia che «Il consumo di suolo non accenna a diminuire: coperti oltre 21000 km2 di territorio. L’Italia è al primo posto in Europa per perdita di suolo dovuta ad erosione idrica, con valori superiori a 8 tonnellate/ettaro per anno, contro la media europea di 2,5».

In Italia, il 64,3% della popolazione esposta a livelli di rumore da traffico statale superiori a 50 dB(A), nel periodo notturno, è sottoposta a livelli superiori alla soglia Lnight di raccomandazione dell’Oms a tutela della salute pubblica».

Tra le poche notizie positive quelle per le acque sotterranee: «A novembre 2016, dei 1.053 corpi idrici identificati, il 59% ricade in classe “buono” sia per lo stato chimico sia per lo stato quantitativo. Per quanto riguarda le acque superficiali (7.494 corpi idrici fluviali e 347 corpi idrici lacustri), invece, il 43% dei fiumi raggiunge l’obiettivo di qualità per lo stato ecologico e il 75% per lo stato chimico; per i laghi, l’obiettivo di qualità è raggiunto dal 21% dei corpi per lo stato ecologico e dal 47% per lo stato chimico».

Ormai la produzione globale di sostanze chimiche è arrivata a diverse centinaia di milioni di tonnellate e l’Italia è il terzo produttore europeo, dopo Germania e Francia, e il decimo a livello mondiale.

Va bene anche per lo stato qualitativo delle acque costiere di balneazione italiane, che rappresentano il 33% di quelle monitorate in Europa: «Il 90% di esse risulta essere eccellente e il 4,8% buona. Gli ambienti marini sono, tuttavia, vittime, come gli ambienti terrestri, dell’assalto di specie alloctone invasive, complici i cambiamenti climatici e la globalizzazione: recentemente è stata rilevata la presenza, nel bacino mediterraneo, di specie anche di natura algale come l’Ostreopsis cf. Ovata, riscontrata nel 2015 in 10 regioni costiere e sempre assente in tutti i campioni prelevati lungo le coste abruzzesi, emiliano romagnole e venete».

 

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Pubblicato il 06/12/2016