Economia circolare e conflitti ambientali: nessi e cause

circular-economy-400x300[di Lea Salvatore su GreenPlanner Magazine] Esiste un nesso tra economia circolare e gestione dei conflitti ambientali?

Apparentemente lontani tra di loro i due paradigmi non solo rientrano negli obiettivi europei per lo sviluppo sostenibile, ma sono anche concetti che si focalizzano sulla gestione della scarsità delle risorse che inevitabilmente genera conflitti (da gestire adeguatamente anche proprio per tutelare tali risorse).

Il tema è emerso con forza durante un workshop organizzato dall’Ufficio d’Informazione del Parlamento Europeo di Milano.

La sfida dell’economia circolare è quella di incrementare l’arsenale di materiali di produzione sostituendo le risorse naturali (esauribili) con le cosiddette materie prime-seconde, ovvero dando nuova vita a materiali già usati riciclandoli, riutilizzandoli.

Questi due paradigmi sono quindi, in realtà, intrinsecamente legati nella sfida alla razionalizzazione delle risorse naturali in modo efficiente.

Economia circolare e conflitti ambientali: la produzione rigenerativa aiuta l’ambiente

Durante il workshop è stato più volte sottolineato come l’economia circolare sia un sistema di produzione rigenerativo, in cui l’entrata delle risorse e le perdite di rifiuti, emissioni e energia vengono minimizzate.

Ciò può essere ottenuto attraverso una progettazione, una manutenzione, una riparazione, un riutilizzo, una ristrutturazione e un riciclaggio di lunga durata.

Bruno Marasà, direttore dell’Ufficio d’Informazione a Milano del Parlamento Europeo, ha ribadito che l’economia circolare non è solo una sistema di produzione, ma anche una filosofia che ha acquisito rilevanza legale. Infatti, data la sua pervasività nell’agenda politica EU ha acquisito peso giuridico e dato il via a una riorganizzazione economica generale, che comprende anche le norme che la regolano.

La gestione non contenziosa dei conflitti ambientali, invece, riguarda la risoluzione di conflitti ambientali senza ricorrere alla corte.

Veronica Dini, avvocato, presidente dell’Associazione Circola, nonché coordinatrice del progetto La mediazione dei conflitti ambientali, identifica questo genere di conflitti come sociale, sorto attorno a cause di carattere ambientale.

Tali cause possono essere di diversa natura: politiche produttive o estrattive, progetti infrastrutturali, progetti di smaltimento o trattamento dei rifiuti, politiche commerciali o finanziarie nazionali o sovranazionali.

Per gestire in modo efficace e soddisfacente tali problematiche parliamo principalmente di mediazione ambientale, in quanto strumento ben avviato presso la Camera Arbitrale di Milano.

Saranno infatti molti i conferenzieri chiamati che hanno contribuito o partecipato al progetto di lancio sopracitato sviluppato a Milano tra il 2015 e il 2016.

Molti spunti sono stati portati in questa direzione dai conferenzieri, eterogenei per background e specializzazione. Il professor Pier Paolo Roggero, agronomo dell’Università di Sassari, ha presentato il metodo Rasgioni, strumento per la risoluzione alternativa delle controversie.

Nel quadro del progetto La Rasgioni: il tribunale della siccità, questo strumento è stato applicato alla risoluzione di controversie ambientali sarde legate al cambiamento climatico.

La Rasgioni esisteva in Gallura fino a circa mezzo secolo fa e l’idea del progetto è quella di riproporre questo modello per promuovere un confronto pubblico su un tema di attualità e con l’intento di sensibilizzare verso temi poco percepiti come i cambiamenti climatici, il consumo e il degrado del territorio, le connessioni nascoste tra pratiche quotidiane e il deterioramento delle risorse.

La Rasgioni ha visto a confronto da una parte le Istituzioni competenti (ENAS, EGAS, Comune di Sassari, Consorzi di bonifica, Abbanoa, Agenzie Regionali, Assessorati regionali, Università, Provincia di Sassari, Genio Civile) e dall’altra Imprenditori e Associazioni (Coldiretti, Confagricoltura, CIA) agricoltori, commercianti, industriali, ambientalisti.

Da un altro campo di ricerca, il professor Edoardo Croci, economista e professore all’Università Bocconi, ha illustrato il concetto di economia circolare e messo in luce le opportunità e le criticità di questo sistema con particolare focus sugli incentivi fiscali.

In Italia sono state recentemente introdotte due importanti novità normative con riflessi sull’economia circolare: il cosiddetto Collegato Ambientale (L.28 dicembre 2015, n.221) e il nuovo Codice degli Appalti (d.lgs 18 aprile 2016, n.50).

Le due principali novità in ottica circolare, e con ricadute per il settore edile, riguardano l’introduzione di forme di incentivazione all’acquisto di prodotti derivanti da materiali di recupero e l’obbligo per le P.A. a inserire nella documentazione di gara le specifiche tecniche contenute nei CAM (Criteri Ambientali Minimi) in relazione a determinate categorie merceologiche.

Mediazione ambientale ed economia circolare, esempi diretti

Passando dalla teoria alla pratica, Mario Dotti, mediatore presso la Camera Arbitrale di Milano e avvocato, ha portato la sua esperienza diretta.

È stato infatti uno dei primi mediatori a cimentarsi nella mediazione ambientale con risultati positivi, tra cui la recente conclusione di un accordo dopo 10 anni di liti in tribunale del comune di Sondalo con tanto di conferenza stampa.

L’azienda Tcvvv che detiene il monopolio tecnico sulla distribuzione dell’energia elettrica nella zona valtellinese di Tirano e Sondalo era entrata in conflitto con il comune di Sondalo riguardo alla tariffe applicate e altri contenziosi pendenti da anni.

Infine, la pace raggiunta consentirà anche a Sondalo di utilizzare i sottoservizi di Tcvvv per quanto riguarda la videosorveglianza del Comune e la banda ultralarga e di riscrivere la convenzione con la Tcvvv.

In seguito sono intervenuti i legali. Il primo a prendere il microfono è stato David Roettgen, avvocato e membro dell’Associazione Giuristi Ambientali, che, con spiccato senso dell’umorismo, ha messo in luce alcuni problemi legati all’economia circolare, tra cui la necessità fondamentale di ampliare la ricerca sulla trasformazione dei materiali.

Alessandro Cortesi, dell’Associazione Agatif, avvocato specializzato in diritto amministrativo e fondatore di un organismo di mediazione, ha messo in luce le problematiche che rendono difficile la partecipazione delle pubbliche amministrazioni ai tavoli di mediazione.

La responsabilità erariale (nonché gli oneri della rappresentanza democratica) rende la partecipazione delle pubbliche amministrazioni al tavolo della mediazione molto difficile in quanto la loro responsabilità di fronte alla corte dei conti non li mette nella posizione di contrattare liberamente.

Infine, sono intervenuti i rappresentati della parte pubblica: Tommaso Mazzei per Regione Lombardia – Direzione Generale Ambiente, ha portato la sua esperienza diretta come rappresentante della PA al tavolo di mediazione; e l’avvocato Antonello Mandarano ha illustrato le problematiche reali con cui si scontrano le pubbliche amministrazioni al momento di sedersi al tavolo di mediazione dal punto di vista del funzionario pubblico.

Monica Frassone, parlamentare UE, che ha dato un frizzante colpo d’occhio alle politiche europee in atto in questa direzione. Infatti, è stato messo in luce il recente provvedimento europeo del 12/09/2017 sull’attuazione della direttiva sulla mediazione in cui, tra le altre cose, viene espressamente ampliato la sfera d’azione della mediazione alle questioni di natura amministrativa.

(Pubblicato 11/10/2017)