Undisciplined Activism – il workshop a cura del CDCA nella Conferenza Entitle

entitle 1(Stoccolma, 20-23 Marzo 2016)

Call for contributions

L’idea di questo workshop, che si terrà a marzo a Stoccolma, durante la conferenza della Rete Europea di Ecologia Politica Entitle, ha origine dall’insoddisfazione prodotta dai due modi di interpretare l’attivismo ambientale.

Da un lato, c’è la tendenza a percepire l’ambiente come una questione separata, non strettamente legata alle problematiche sociali e politiche, e viceversa. La separazione tra politiche sociali ed ambientali, in altre parole, è spesso riflessa in una simile separazione tra altri temi di attivismo sociale e attivismo ambientale. Questa separazione tra questioni sociali e ambientali è imbrigliata nelle convenzioni sociali rispetto a ciò che l’ambientalismo dovrebbe, ciò che Martinez Alier chiama “il culto della landa selvaggia” o “il vangelo dell’eco-efficienza”. In questa prospettiva , l’ambientalismo dovrebbe mirare alla conservazione della fauna selvatica e delle risorse naturali , senza mettere in discussione il sistema economico e il sistema di valori sociali .

Una visione alternativa è quella proveniente dai movimenti per la Giustizia ambientale , che leggono l’ambiente come il luogo della dimora umana , fonte necessaria per il sostentamento. Ciò implica che i campi sociale, politico e ambientale siano fondamentalmente co – costitutivi.

D’altra parte, troviamo che l’accento sui movimenti sociali oscura alcuni tipi di attivismo ambientale che potrebbe essere definito come ‘istituzionale’ – che ha condotto a istituzioni esistenti, con l’obiettivo di trasformarli radicalmente dal di dentro. Un esempio è quello del movimento anti-psichiatrico che ha avuto luogo in Italia nel corso del 1970, che ha rivoluzionato la pratica di assistenza sanitaria mentale e le politiche a partire dalla centralità del (vivente) ambiente. Questo è stato un tipo di attivismo che ruotava intorno studenti e professionisti all’interno delle istituzioni di salute mentale. Quali possibilità vediamo oggi per l’ambiente ‘attivismo istituzionale’? Che spazio può trovare all’interno di istituzioni locali, nazionali o globali? come possiamo sfidare le distinzioni spesso fatte implicitamente tra le diverse sfere della identità individuale (cittadino, lavoratore, militante, attivista, artista, blogger, ricercatore, intellettuale …) ei diversi spazi in cui si svolge l’attivismo (movimenti, luoghi di lavoro, ONG, enti pubblici, ecc)? Quali condizioni permettono la cooperazione e la permeabilità tra questi spazi? Come si conflitto con l’altro? Con quali conseguenze? Che cosa significa per noi di integrare attivismo ambientale nelle nostre pratiche quotidiane?

Vogliamo quindi per discutere della necessità, e della possibilità, per la promozione di un attivismo intersettoriale. Perciò, promuoviamo e invitiamo a una discussione su come l’attivismo ambientale può e deve riguardare diverse forme di attivismo, su questioni come la sanità pubblica, la pace, la solidarietà, il lavoro, la migrazione, il disagio mentale, l’emergenza abitativa, il razzismo e il sessismo – e viceversa, di come possono i movimenti per la giustizia sociale beneficiare dell’incorporazione, nelle proprie prospettive, di un punto di vista ambientale. Come questa integrazione può cambiare il modo di inquadrare diverse problematiche e le pratiche degli attivisti? Come fare a promuoverla attivamente?

 

Il workshop si svolgerà nel corso della conferenza internazionale :

Ambienti indisciplinati (Stoccolma , 20-23 marzo 2016)

La Conferenza è organizzata dalla rete europea di ecologia politica ENTITLE.

Fondi limitati sono disponibili per le sovvenzioni di viaggio.

 

Modalità per la presentazione di contributi:

Se siete interessati a condividere la tua esperienza personale o riflessioni sulle domande di cui sopra , si prega di inviare un abstract di massimo 500 parole e un breve profilo bio ( 100 parole ) , entro il 09 Ottobre 2015, a :

Lucie Greyl: luciegreyl@asud.net

Laura Centemeri: laucetta@gmail.com