Fander Falconi, “Necessaria una Corte di Giustizia Ambientale per la Terra in pericolo”

giustzia amb[traduzione di Alessandra Orsini su Eltelegrafo.com] Intervista con Fander Falconi, esperto di temi ambientali ed ex Ministro degli Esteri della Repubblica dell’Ecuador.

 

“La terra intera è in pericolo, per questo è necessario creare una Corte Penale di Giustizia Ambientale che aiuti a frenare l’ecocidio”

 

Orlando Perez

 

La proposta di creare una Corte Penale di Giustizia Ambientale potrebbe aiutare a frenare l’ecocidio. La recente riunione di Roma pone le basi per una discussione sul tema.

 

Perché è necessaria una Corte Penale di Giustizia Ambientale internazionale?

 

La terra intera è in pericolo. E questo vale anche per i due terzi di terra che sembrano dimenticati: i mari. L’essere umano fa finta di non sapere che nel distruggere la Terra con i suoi mari, sta firmando la sua condanna a morte. In linea di massima, gli stati nazionali non devono rinunciare alla loro sovranità legislativa e giurisdizionale, questo significa definire i crimini all’interno dell’apparato giudiziario nazionale e garantire un giusto processo nei tribunali nazionali con i propri giudici. A questo proposito, è necessario che i paesi indichino o standardizzino il catalogo dei crimini ambientali;  essi devono, altresì, stabilire chi siano i responsabili delle azioni criminali,  siano essi gli stessi Stati, le corporazioni pubbliche e private o gli individui. Inoltre, bisogna che decidano quali siano le misure riparatorie ai danni causati e come queste misure debbano essere applicate. È necessario sottolineare che non è sempre possibile riparare i danni , in quanto, spesso, negli ecocidi si procurano delle lesioni irreversibili all’ambiente e alle culture umane. Esaurito l’ambito giurisdizionale dello Stato, la controversia, se persiste, potrebbe passare al cospetto di un corpo internazionale specializzato.

 

È sempre più crescente la tendenza a creare un ordine giuridico sovranazionale, sostenuto da trattati internazionali che si sovrappongono all’ordinamento giuridico interno di ciascun paese. Questo dibattito ha, altresì, posto una questione riguardo la sovranità degli stati nazionali. Parte di questo nuovo ordinamento giuridico internazionale consiste nel creare organi giurisdizionali internazionali, i quali mediante procedimenti precedentemente accordati fra i paesi, possono conoscere e sentenziare riguardo diverse questioni. Uno dei temi di valore internazionale è quello ambientale, e l’organo giuridico sovranazionale deve intervenire quando i paesi, o imprese ad essi collegate, violano norme di buona condotta rispetto alla conservazione e all’uso adeguato delle risorse naturali. È necessario sottolineare che a livello internazionale sono già state riconosciute pratiche di giustizia universale, nel caso in cui la giustizia interna collassi: è da esempio il caso di Augusto Pinochet in Spagna o il caso della Corte Penale Internazionale. Questo per dire che non si tratta di niente di nuovo. Ciò che risulta innovativo è l’estensione del raggio d’azione ad un gruppo di crimini che possono considerarsi anch’essi contro l’umanità, come lo sono i crimini ambientali, alla cui definizione ha contribuito ampiamente Antonio Gustavo Gómez, procuratore generale dell’Argentina.

 

Però in molte occasioni, le istituzioni internazionali già esistenti si sono dimostrate a favore degli interessi dei paesi più forti.

 

L’attuale ordine internazionale è basato su relazioni diseguali fra i paesi del nord e quelli del sud. La logica che muove queste relazioni asimmetriche è chiaramente a favore dei paesi più ricchi, i quali decidono del mondo attuale. Basta vedere ciò che succede nei vertici internazionali riguardo il cambiamento climatico, in cui non si riesce a raggiungere nessun accordo vincolante, tantomeno effettivo, per ridurre i gas serra, che sono generati, principalmente, nei paesi più ricchi. Per raggiungere il loro scopo, gli Stati più potenti,  devono poter contare su una serie di istituzioni e strumenti internazionali a loro favore, che legittimino tutte le decisioni e azioni a salvaguardia  dello statu quo internazionale. Vale a dire che essi decidono le regole del gioco e chi è coinvolto. Per esempio, i Trattati bilaterali per gli Investimenti (TBI) e il Centro Internazionale per il regolamento delle controversie relative ad investimenti (Ciadi) sono due degli strumenti che riconoscono, in maniera aperta o velata, il vantaggio che detengono i paesi con un’economia più forte. Ciò è dimostrato dal caso del Messico che ha perso una causa, nell’ambito di un TBI,  a seguito di un decreto sui rifiuti tossici emanato da un’autorità locale. Se i governi riuscissero ad unirsi in un gruppo, anche poco numeroso, col fine di creare una Corte Penale di Giustizia Ambientale, ciò permetterebbe di giudicare gli individui che rappresentano le imprese multinazionali, accusate di questi crimini ambientali contro l’umanità, e la loro cattura sarebbe inevitabile anche se il paese più potente non abbia firmato il trattato che forma il Tribunale.

 

Quali sono le tappe per la creazione di una Corte Penale di Giustizia Ambientale?

 

I crimini ambientali potrebbero essere trattati direttamente dalla Corte Internazionale di Giustizia, che ha sede all’Aia, nei Paesi Bassi, in quanto gli articoli 36 e seguenti del suo trattato, autorizzano la Corte a giudicare le violazioni del diritto internazionale, la quale potrebbe anche scegliere le misure riparatorie corrispondenti. A parte la Corte Internazionale di Giustizia, sono tre le vie perseguibili. La prima è quella di ampliare la giurisdizione della Corte Penale Internazionale, anch’essa con sede all’Aia, attraverso la giurisprudenza del proprio tribunale, come si sta cercando di fare a partire dal caso Chevron. Una seconda possibilità sarebbe una nuova Corte Penale Internazionale sull’Ambiente, proposta dall’Accademia Internazionale di Scienze Ambientali di Venezia e sostenuta dal premio Nobel per la pace, Adolfo Pérez Esquivel. Questo potrebbe essere di cruciale importanza nei casi di ecocidio, come quello dei disastri causati alle popolazioni e agli ecosistemi dell’Amazonia. La terza via è la proposta nata dal Vertice dei Popoli, in Cochabamba: creare una Corte attraverso un trattato fra due o tre paesi e renderla attiva nei paesi firmatari. Altri Stati possono successivamente aderire, così la Corte vedrebbe estendersi la propria giurisdizione territoriale.

 

Come definisce un ecocidio?

 

É l’attuazione sistemica di azioni indirizzate a distruggere un ecosistema e la vita umana. La guerra del Vietnam è il primo caso di ecocidio. Più recentemente, Polly Higgings ( un’avvocatessa londinese ), ha sollecitato la stesura di un trattato internazionale sul tema. Higgings definisce un ecocidio come un danno esteso, una distruzione o una perdita degli ecosistemi di un determinato territorio, sia esso di natura antropica o di diversa origine, tale che la popolazione che risiede in quel territorio non sia più capace di beneficiare a pieno delle risorse naturali del posto.

 

Le aggressioni contro la nostra Terra non hanno, per ora, una definizione giuridica precisa, per lo meno non nel Diritto Penale Internazionale. I concetti come ecocidio e biocidio sono neologismi definiti dalle scienze sociali come la filosofia, la teologia e la sociologia. In ambito biologico, il biocidio consiste in un deterioramento dell’ambiente e delle risorse naturali come conseguenza dell’attività diretta, o indiretta, dell’essere umano sull’ambiente. Mentre con il termine ecocidio si vuole dare una nozione che riguarda un atto moralmente inaccettabile, indipendentemente dalla relazione diretta, o indiretta, della natura con l’essere umano. Questa aggressione è più un concetto legato alla ricerca sfrenata o irrazionale di uno sviluppo economico, che viene visto come il fine stesso. Per questo, vale la pena parlare di crimini ambientali contro l’umanità. “ Un crimine ambientale contro l’umanità è lo sfruttamento generalizzato o sistemico dell’ambiente, in un modo che risulta pericoloso per l’aria, per la terra e l’acqua, in cui ci sia la consapevolezza di commettere tale crimine e con l’appoggio diretto, o indiretto, dello Stato, sia esso uno Stato di fatto o uno Stato di diritto; tale crimine viene commesso sia da persone fisiche che da individui che rappresentano però delle entità giuridiche. I fatti, inoltre, devono implicare una possibile lesione per la vittima che, conseguentemente, vede limitati i propri diritti fondamentali, e questi fatti causano una possibile lesione a l’umanità tutta”, sostiene il procuratore generale argentino Antonio Gómez.

 

Fino a che punto una Corte Penale Internazionale Ambientale potrebbe essere efficace nell’attuale struttura internazionale in cui le relazioni di potere risultano complicate, e in cui vi è l’egemonia europea o cinese riguardo a questi temi?

 

I crimini ambientali contro l’umanità hanno come caratteristica principale il fatto che non è l’impresa tutta ad essere imputabile, ma lo sono i direttori dell’azienda. Si segue, cioè, la teoria del dominio del fatto e si può contare su alcuni precedenti giurisdizionali di giustizia universale. Pertanto, il fatto che un determinato paese non prenda parte al nuovo sistema giurisdizionale internazionale non è una questione centrale. Non appena gli ufficiali dell’azienda multinazionale entrano in uno dei  paesi firmatari del trattato, essi potranno essere catturati, come accade oggi con la CPI.

 

In che modo l’arbitraggio internazionale dei crimini ambientali contribuirà ad un miglior trattamento e uso delle risorse naturali, data la tendenza generale all’estrazione per sostenere un modello economico predatore e consumista?

 

La sopravvivenza del genere umano dipende dalla fermezza con la quale cerchiamo di far attivare i cittadini e la maggioranza dei paesi contro i principali crimini del millennio: l’ingiustizia sociale ed ambientale. L’ideale sarebbe prevenire i crimini ambientali, approvando nell’ambito prettamente internazionale, sanzioni penali effettive contro i principali colpevoli di pratiche predatorie. Ad ogni modo, ciò di cui abbiamo bisogno è, oltre ad un cambio di rotta, la modifica della logica di accumulazione capitalista.

 

La riunione di Roma, in cui ha partecipato il presidente Raffel Correa, serve come base per la creazione di questa Corte Penale di Giustizia Ambientale?

 

La Rappresentanza Permanente dell’Ecuador alle Nazioni Unite, a Ginevra, insieme con il Sudafrica, sono state le artefici, a livello internazionale, dell’istituzione di uno strumento vincolante, che regoli le azioni delle imprese transazionali rispetto ai diritti umani, e che decida quali siano i procedimenti consoni in caso di danneggiamento a persone o all’ambiente, causate da attività di imprese private. Grazie a ciò, e per la prima volta nella storia del diritto internazionale, si obbligano le imprese transazionali a sottostare ad un trattato internazionale in forma diretta. Nel “workshop sulla dimensione morale dei cambiamenti climatici e lo sviluppo sostenibile’ realizzato nel Vaticano, nello scorso 27 Aprile, hanno partecipato leader da tutto il mondo, anche se vale la pena sottolineare che il presidente Raffael Correa è stato l’unico capo di Stato invitato. Qui, si è insistito ancora una volta sulla necessità di creare una Corte Penale Internazionale Ambientale e di decifrare i crimini ambientali contro l’umanità.

 

Un’enciclica papale quanto può influire sulle politiche pubbliche, sulle decisioni degli organi internazionali, l’ONU, OSA, Celac, Unasud e sugli altri organismi regionali del Pianeta?

 

Un’enciclica papale, in effetti, non ha potere legale fuori dalla Città del Vaticano. Senza dubbio ha però un potere morale per milioni di persone nel  mondo, numerosi intellettuali, non solo uomini di chiesa, ma anche politici di varia tendenza. Nei paesi a maggioranza cattolica si farà appello a questa enciclica per molto tempo. È evidente che non si può ignorare  l’opinione espressa in un’enciclica, anche se non ha la forza attuativa di una legge, e non può sanzionare una violazione. D’altra parte i nostri organismi regionali come il Celac o l’Unasud sembrano oggi le sedi adeguate per armonizzare le diverse opinioni, e denunziare le ingiustizie commesse dai paesi potenti e dalle sue imprese a danno della maggioranza della popolazione mondiale. Senza dubbio, è arrivato il momento di spingerci oltre la mera denuncia. Questo è il momento di affrontare i problemi e proporre soluzioni al resto del mondo. Le questioni ambientali sono state assenti, per costume,dal dibattito regionale.

 

Pubblicato su Eltelegrafo.comgiustzia amb, Ecuador, Maggio 2015