Il Parco che resiste

[di Andrea Marchese e Arturo Iannuzzi per CDCA] Naomi Klein, nel suo libro “Una rivoluzione ci salverà”[1] utilizza il termine Blockadia per significare il variegato mondo che, nelle più disparate regioni del pianeta, resiste e si oppone alla devastazione ambientale e al cambiamento climatico che ne consegue. Blockadia non è uno stato del Risiko, ma « […]nemmeno […] un movimento ambientalista, perché trae impulso dal desiderio d’una forma più profonda di democrazia, che offra alle comunità il controllo effettivo delle risorse […] cruciali: la salute dell’acqua, dell’aria e del suolo.»

E la difesa del Parco Regionale urbano di Aguzzano ha le carte in regola per essere parte di questo mondo resistente.  E non da oggi.

Il Parco R.U. di Aguzzano era, in origine, un pezzo dell’agro romano posto tra la Nomentana e la Tiburtina, proprio a ridosso della bassa Valle dell’Aniene. Incolto, adibito al più al pascolo brado, a fine ‘800 la malaria vi mieteva vittime, finché, ai primi del ‘900, fu risanato da una bonifica. Una rete di canali di irrigazione aprì la strada ad attività agricole, e vi comparve qualche allevamento. Costituita nel 1919, la Anonima Laziale Bonifiche Agrarie (A.L.B.A.) vi edificò, dal 1922, un sistema unitario di 4 Casali (che divennero 5 negli anni ’30), popolati fino a pochi decenni orsono.

Alla guerra seguì un graduale abbandono. I Casali (Alba) sopravvissero all’azienda, quale testimonianza storica dell’Agro Romano. La borgata di Rebibbia, sede dell’omonimo carcere e scenario di un episodio dei  ”Ragazzi di vita” di Pasolini, conservò, sebbene ai margini della metropoli, i tratti di un piccolo paese: coesione e solidarietà. Ma intanto la città cresceva a ritmo incessante e arrivò a minacciare, dopo averla accerchiata, questa oasi di verde. Negli anni ‘60 e ‘70 l’edilizia avanzava inarrestabile, soprattutto nelle aree periferiche delle città. Anche per Aguzzano era prevista una massiccia dose di cemento: i 500mila mc della convenzione Aguzzano, progetto abitativo destinato a far sparire il verde del territorio che poi sarà del Parco.

Ma la gente del quartiere decise di resistere per salvare il verde. La lotta, che vide in prima fila tre donne, coinvolse tutti, uomini e donne, giovani e non, i bambini con le maestre. Una mobilitazione estesa, una piccola Valsusa, in cui ognuno contribuiva come poteva.

Fino al successo, nel 1989, con la Legge Regionale 55 dell’8 Agosto 1989[2] che istituiva il Parco Regionale Urbano di Aguzzano, demandandone la realizzazione ad un Piano di attuazione. Piano che, tra l’altro, individua, all’interno del parco, una zona di riserva orientata, nel cui ambito son consentiti solo interventi di conservazione o riutilizzo dei Casali, per ciascuno dei quali è prescritta una destinazione di tipo didattico – culturale. La legge rappresentava la salvezza per una considerevole estensione di territorio (circa 57 ettari). Almeno per il momento, perché altre minacce si sarebbero poi concretizzate negli anni seguenti.

Nel 2012 giunse notizia di un progetto del Ministero di Grazia e Giustizia che avrebbe voluto trasformare il Casale Alba2 (destinato, secondo il Piano Attuativo del Parco, ad essere Casa della Musica) in ICAM (Istituto a Custodia Attenuata per Madri detenute), sorta di mini-carcere, comportante la militarizzazione dell’edificio e dell’area limitrofa. Anche questo progetto incontrò la tenace opposizione della gente dei quartieri circostanti. A partire dalla raccolta di oltre 3500 firme a difesa del Casale e dell’integrità del Parco, un nutrito gruppo di persone prese a ragionare del futuro del Parco elaborando progetti sui possibili utilizzi del Casale Alba2.

In forza di questa mobilitazione il Casale Alba2, dai primi di dicembre 2012, è stato restituito all’uso collettivo. Ora è autogestito da una assemblea aperta e animato da attività che si svolgono gratuitamente attraverso laboratori improntati a mutualismo e condivisione dei saperi (la ciclofficina, il laboratorio erboristico, il cineforum, giusto per citarne alcuni). Vi si sperimentano nuove modalità di organizzazione, condivisione, socialità. Oggi, dopo quasi 7 anni di attività, Alba 2 è un punto di riferimento importante nel quartiere e non solo. Molte le collaborazioni con il territorio, a partire dal Comitato Mammut, l’ASD Mammut Ponte Mammolo, la Scuola G. Palombini, la parrocchia di S. Gelasio, il Museo di Casal dè Pazzi, comitati e associazioni di zona.

Ma gli attacchi al Parco non son finiti. Circa un anno fa, alla fine dell’estate 2018, la giunta pentastellata del Municipio IV di Roma, presieduta da Roberta della Casa, ha chiesto al Comune di Roma la concessione per fini istituzionali di un altro Casale,  A.L.B.A.1, destinato, dal Piano di Attuazione del Parco, a divenire “Casa del Teatro”. Un casale, in verità, in stato di abbandono da qualche anno, ma estremamente importante nell’immaginario collettivo del quartiere, per essere stato adibito, in passato (dal 1974, per circa un decennio) a chiesetta “succursale” del quartiere, al punto che ancora oggi usa chiamarlo Casale Pater Noster. La delibera n.21 del 12.12.2018 stabiliva di «concedere il Casale Alba 1 mediante un bando a norma di legge […] in favore di associazioni, enti o società disponibili all’adeguamento e ristrutturazione dell’immobile con finalità didattiche e sociali interenti al tema  food »[3]. Tutto ciò senza interpellare gli organi preposti (Roma- Natura, Regione) né tantomeno gli abitanti del quartiere, associazioni e comitati presenti sul territorio. Associazioni, comitati e realtà sociali che, pertanto, han preso a costruire le prime forme di opposizione ai piani della giunta municipale. Questo progetto a tema food avrebbe aperto la strada alla concessione del casale a imprenditori privati per la realizzazione di attività lucrative non coerenti il piano di assetto del Parco, con la natura e soprattutto la storia sociale dell’edificio e della Riserva in cui è inserito.

La struttura, infatti, riveste un particolare interesse paesaggistico e storico-culturale in relazione alla storia dell’Agro romano e della comunità territoriale che, negli anni, si è sviluppata attorno. Si tratta infatti di un edificio tutelato, come l’intero Parco, dai vincoli previsti dalla Legge di istituzione del Parco di Aguzzano[4], dal Piano d’Attuazione del parco[5] e dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio[6].

WhatsApp Image 2019-10-09 at 16.15.28In risposta a tale forzatura della giunta 5S e a seguito di numerose iniziative proposte dall’assemblea del Casale Alba2 e condivise da abitanti e altre realtà sociali della zona, nel gennaio 2019 si è costituito il Forum per la Tutela del Parco di Aguzzano: un movimento cittadino composto da diverse realtà sociali, associazioni, comitati, poli culturali e singoli cittadini. Con un obiettivo: elaborare un percorso di gestione partecipata sul proprio territorio.

Attraverso un intenso attivismo sociale e civico dal basso il Forum ha denunciato pubblicamente le insidie della Delibera e organizzato numerose iniziative pubbliche, una interpellanza, proteste al Municipio, assemblee pubbliche, un corteo di oltre 1000 persone il 30 marzo 2019, una raccolta di firme, provvedendo ad elaborare, inoltre, una proposta alternativa: istituire, presso il Casale Alba1, un polo museale-didattico inteso a coinvolgere il Museo di Casal de’ Pazzi e le scuole della zona. Il Forum non si è chiuso in una dimensione locale, ma si è mosso sul territorio, ha aperto le porte ad altre realtà cittadine, con cui ha condiviso iniziative e obiettivi, a partire da una affollata assemblea cittadina fino alla partecipazione attiva alla Marcia per il clima del 23 marzo, a Roma.

Messa in evidente difficoltà da questa opposizione, tenace e inaspettata, la giunta Della Casa ha tentato di tutto pur di superarla e portare avanti i suoi progetti speculativi: da un maldestro maquillage del testo della Delibera, le cui modifiche nulla mutano della sostanza di questa, a ripetuti atti intimidatori verso chi aveva osato promuovere le mobilitazioni: il Casale Alba 2.

Il Forum ha proseguito la sua opposizione depositando, tra l’altro, oltre 1700 firme di cittadini contrari alla Delibera e favorevoli al progetto di Polo museale -didattico.

Lo scorso 2 ottobre, infine, il Consiglio del IV Municipio ha votato compatto una mozione che ritira la delibera sopracitata isolando la presidente nel perseguire le sue mire speculative. Un ravvedimento, pur tardivo, che oltre a dare ragione al Forum e al territorio nel suo complesso, afferma un principio fondamentale: il diritto della collettività di essere coinvolta attivamente nei processi che riguardano l’utilizzo e la gestione del territorio e dei beni comuni in generale.

Adesso è necessario guardare avanti. È necessario dialogare attivamente e riflettere insieme per sviluppare progetti partecipati, operativi e sostenibili per il Parco Regionale Urbano di Aguzzano, a partire dalle realtà che lo percorrono e già vi svolgono preziose attività.


 

[1] Naomi Klein, Una rivoluzione ci salverà (orig:This changes everything-Capitalism aginst climate), Milano, Rizzoli, 2015, pp. 733

[2] http://www.consiglio.regione.lazio.it/consiglio-regionale/?vw=leggiregionalidettaglio&id=677&sv=storico

[3] Delibera IV Mun N.21/2018 Sulla Concessione del Casale A.l.b.a. 1. http://www.carteinregola.it/wp-content/uploads/2019/02/DELIBERA-IV-Mun-N.21_2018_alba1.pdf

[4] Legge Regionale n.55 dell’8 Agosto 1989. http://www.consiglio.regione.lazio.it/consiglio-regionale/?vw=leggiregionalidettaglio&id=677&sv=storico

[5] Deliberazione del Consiglio Comunale n.74 del 15 marzo 1991.

[6] D.lgs. 42/2004