L’allarme degli scienziati e le politiche climatiche italiane

[di Cecilia Erba per il CDCA] Il 5 novembre è stata pubblicata sulla rivista BioScience una nuova dichiarazione da parte della comunità scientifica riguardante la “minaccia catastrofica” legata al riscaldamento globale. 

È chiaro ed inequivocabile che la Terra si trova di fronte a un’emergenza climatica”, questa la frase di apertura del documento, sottoscritto da 11.000 scienziati in tutto il mondo. 

I firmatari hanno corredato il documento con una serie di raccomandazioni per trasformare l’economia e cambiare i nostri stili di vita. Sulle testate italiane la notizia è stata ripresa da più parti, accompagnata dall’intervento del prof. Ferdinando Boero, dell’Università Federico II di Napoli, che ha partecipato all’elaborazione del rapporto. 

Boero si dice ottimista per il nostro Paese: i punti evidenziati dagli scienziati infatti sarebbero all’ordine del giorno del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) dell’Italia e del programma di governo. Addirittura sembrerebbe quasi che il governo avesse letto le raccomandazioni della comunità scientifica nell’elaborare il documento.

Tuttavia, da un confronto tra il Piano e i sei interventi indispensabili espressi all’interno della dichiarazione, la situazione sembra nettamente diversa. 

Nel rapporto infatti, si chiede di smettere di estrarre combustibili fossili e sostituirli con energie rinnovabili. Nel PNIEC tuttavia si prevede che ancora nel 2030 il 70% del fabbisogno energetico italiano sarà soddisfatto con combustibili fossili e che il gas in particolare continuerà a svolgere nel breve-medio periodo una funzione essenziale, soprattutto con la realizzazione della TAP (Trans Adriatic Pipeline) che si prevede entro il 2020 e con la quale si andrà a importare circa 8,8 mld di m3 all’anno di gas azero. A questo proposito, la stessa Commissione Europea aveva sottolineato come l’Italia, nel proprio Piano, fosse poco coerente con l’obiettivo della decarbonizzazione proprio a causa dell’enorme rilevanza data al gas e degli investimenti previsti in tale direzione.

Nelle raccomandazioni degli scienziati si richiede inoltre di tagliare rapidamente i sussidi ai combustibili fossili; nel nostro Paese tuttavia questa necessità cozza fortemente con la scelta politica di eliminare capitolo sui sussidi ambientalmente dannosi dal decreto clima recentemente approvato.

La somma delle politiche e delle misure previste dal PNIEC porterebbe, secondo gli scenari forniti. a diminuire le emissioni nazionali di gas serra del 22% nel 2020 e del 37% nel 2030 rispetto al 1990: un obiettivo assolutamente insufficiente, considerando che nell’ultimo rapporto pubblicato dall’IPCC a ottobre 2018 si evidenzia che, per evitare le conseguenze più drastiche dei cambiamenti climatici, le emissioni globali dovranno dimezzarsi entro il 2030 ed arrivare a zero nel 2050. Nel PNIEC manca del tutto una visione di lungo termine, che vada oltre il 2030 e delinei un percorso che ci permetta di realizzare la transizione verso una società a basse emissioni.

E secondo l’analisi svolta da ENEA, anche le misure previste per la realizzazione di questo obiettivo difficilmente potranno essere implementate e portare a quei tagli delle emissioni preventivati: gli interventi previsti dal nostro governo infatti sono volti per lo più all’efficientamento energetico e continuano a prevedere un ricorso massivo all’utilizzo di combustibili fossili.

In uno studio effettuato dalla European Climate Foundation sui Piani Energia e Clima pubblicati dai vari Paesi europei, il PNIEC si trova appena al 18° posto in una classifica basata su adeguatezza dei target, della credibilità delle politiche e del coinvolgimento della società civile, e totalizza appena 2.6 punti su 45 nella prima dimensione analizzata, quella riguardante gli obiettivi di riduzione delle emissioni.

La politica italiana è in realtà ben lontana dal comprendere la radicalità delle azioni da mettere in campo per far fronte alla crisi climatica ed evitare che le conseguenze più disastrose ne devastino il territorio e abbiano impatti importanti sulla vita della popolazione, come già sta succedendo con gli eventi estremi che colpiscono sempre più spesso il nostro Paese, come ondate di calore e di gelo, siccità, alluvioni e trombe d’aria.

Tra l’altro a maggior ragione e per questo motivo, abbiamo deciso, insieme a un gruppo di diverse realtà e cittadini, di fare causa allo Stato italiano, per chiedere l’adozione di politiche realmente efficaci per contrastare i cambiamenti climatici e per tutelare i diritti umani fondamentali come quello alla vita e alla salute.

Leggi il Commento critico al PNIEC di A Sud