Le Standing Rock amazzoniche degli indios del Perù contro governo e oleodotti

indios-perù-carta[su GreenreportGli Awajun: no a tre decreti legge per costruire un oleodotto nell’Amazzonia peruviana. Gli indigeni fanno causa al governo in difesa delle loro terre ancestrali e delle tribù non contattate.

I Sioux della tribù di Standing Rock hanno portato all’attenzione degli Usa e del mondo la Dakota Access pipeline che minaccia le loro terre sacre e la loro acqua potabile, ma la battaglia politica e ideale che avviene nelle fredde pianure statunitensi non è poca cosa rispetto alla quotidiana lotta degli indios sudamericani contro le multinazionali petrolifere.

Il popolo indigeno Awajun, che vive in un comune autonomo dell’Amazzonia settentrionale del Perù, ha criticato fortemente gli ultimi decreti legislativi emessi nel dicembre 2016 dal governo del presidente delle Repubblica Pedro Pablo Kuczynki e sottolinea: «Sebbene questi decreti abbiano una componente principalmente economica, abbiamo comprovato che alcuni rappresentano una minaccia evidente per i diritti collettivi del popolo Awajum e per gli altri popoli indigeni del Perù».

Glli indios sono contrari al Decreto Legislativo 1292, che ha l’obiettivo di finire di costruire l’oleodotto Norperuano di «necessità pubblica e interesse nazionale», perché  vede una forte opposizione sociale e che ha già causato 10 sversamenti petroliferi nei dipartimenti dell’Amazonas  e di Loreto. Gli Awajun sanno che lo Stato può espropruare le loro terre per realizzare l’oleodotto e le strutture necessarie, ma sottolineano che, secondo  «l’articolo 70 della Constitución Política del Perú, si procede all’esproprio delle terre in caso di necessità pubblica», mentre il Decreto legge 1292 lo Stato peruviano può espropriare le terre delle Comunidades Nativas vicine all’oleodotto per facilitarne l’operatività- Gli indios sottolineano: «Vale la pena ricordare che l’espropriazione dei territori indigeni è una pratica vietata dal diritto internazionale, considerando che il diritto alla territorio è quel che permette ai popoli indigeni di sfruttare pienamente tutti i loro altri diritti».

Nel mirino degli Awajun c’è anche il Decreto Legislativo 1333 che ha l’obiettivo di facilitare  le grandi opere infrastrutturali di interesse nazionale. Gli indios spiegano che «E’ per questo che è stato  creato il, “Proyecto Especial de Acceso a Predios para Proyectos de Inversión Priorizados” (ApipP), che dipende da Proinversion. Questo progetto Apip  durerà tre anni e punta a fare spazio ai  presidi necessari per realizzare di progetti prioritari. Molte di queste zone in cui ci sono questi progetti prioritari appartengono ai territori dei popoli indigeni, i quali hanno la priorità ancestrale, però spesso non sono in possesso dei meccanismi per avere forme ufficiali di riconoscimento della propietò, come l’iscrizione nei registri pubblici o un titolo di proprietà».

Per gli indios anche questo decreto sul progetto Apip è incostituzionale perché parla di «Definire la necessità del trasferimento dei residenti, coordinandosi con le rispettive entità e convocando le assemblee».  Ma gli Awajun fanno notare che «La delocalizzazione delle Comunidades Nativas è proibita sia dalla normativa interna (Reglamento de Consulta Previa) che dalla normativa  internazionale (Dichiarazione delle Nazioni Unite dei Popoli Indigeni); in secondo luogo, la potestà di convocare l’assemblea è una facoltà autonoma delle comunità».

Critiche anche al Decreto Legislativo 1334 che introduce la figura dell’“adelanto Social” che ha il compito di «Finanziare programmi, progetti e/o attività orientate a chiudere o a ridurre il divario sociale m negli spazi geografici dove si sviluppano diverse attività economiche»  Secondo gli Awajun «Queste attività di finanziamento o di aiuto sociale sono ideali, però non si applicano al contesto delle attività estrattive perché potrebbero condizionare la volontà e l’azione delle comunità coinvolte in queste attività. Inoltre, all’interno del Consiglio direttivo di questo fondo di assistenza sociale non si trovano i ministeri fondamentali per la difesa dei diritti indigeni, come la cultura e l’ambiente».

Gli Awajun hanno ricevuto il sostegno dell’Asociación Interétnica de Desarrollo de la Selva Peruana (Aidesep), l’organizzazione portavoce dei popoli indigeni dell’Amazzonia peruviana, che ha fatto causa al governo di Lima per non aver protetto le  tribù incontattate dalle invasioni e dalle prospezioni petrolifere.

L’Aidesep ha denunciato il ministero della cultura «per non aver rispettato l’obbligo legale di mappare e creare cinque nuove riserve indigene (Yavari Tapiche, Yavari Mirim, Sierra del Divisor Occidental, Napo Tigre e Cacataibo) e di proteggere i popoli estremamente vulnerabili che vi vivono».

Survival International ricorda che «Nel 2007, il Perù aveva concesso alla compagnia petrolifera canadese Pacific E&P il diritto di effettuare esplorazioni a Yavari Tapiche, un’area all’interno della frontiera dell’Amazzonia incontattata già proposta come riserva indigena. L’Aidesep chiede da 14 anni che la riserva venga istituita, mentre Survival International sta conducendo una campagna internazionale per il diritto dei popoli incontattati a determinare autonomamente il proprio futuro. I ricercatori temono che gli Indiani incontattati che vivono nell’area possano essere spazzati via dalla violenza di esterni e da malattie verso cui non hanno difese immunitarie. Gli operai che lavorano all’estrazione del petrolio rischiano di entrare in contatto con i popoli isolati; inoltre, il processo di prospezione petrolifera prevede la detonazione di migliaia di cariche sotterranee che fanno fuggire la selvaggina da cui gli Indiani dipendono».

Anche un altro popolo indigeno, I Matsés, che vivono vicino all’area proposta come riserva – protesta  contro il governo del Perù perché non ha proibito le prospezioni petrolifere. Durante un meeting di popoli indigeni tenutosi a fine gennaio, un uomo della tribù ha detto: «Non voglio che i miei figli siano distrutti dal petrolio… Ecco perché ci stiamo difendendo… E perché noi Matsés ci siamo uniti. Le compagnie petrolifere… ci stanno insultando e noi non resteremo in silenzio mentre ci sfruttano nelle nostre terre ancestrali. Se necessario, moriremo lottando contro il petrolio».

Anche l’ Organización Regional de los Pueblos Indígenas del Oriente (Orpio)  sta portando in tribunale un altro caso con una denuncia contro  «L’emissione del Decreto Supremo N° 065-2007-EM, mediante il quale il Ministero dell’energia e miniere ha approvcato il contratto di licenza per l’esplorazione e lo sfruttamento di idrocaburi nel Lote 135, che garantisce il diritto di esplorazione e sfruttamento all’impresa petrolifera Pacifi Stratus Energy del Perù S.A.  (garante corporativo – Pacific  Exploration & Prodution Corporation) in aree che si sovrappongono alla richiesta Reserva Indígena Yavarí Tapiche».

Survival International spiega che «Delle tribù incontattate sappiamo molto poco. Ma sappiamo che nel mondo ce ne sono oltre un centinaio. E sappiamo che intere popolazioni sono sterminate dalla violenza genocida di stranieri che le derubano di terre e risorse, e da malattie, come l’influenza e il morbillo, verso cui non hanno difese immunitarie. I popoli incontattati non sono arretrati o primitivi, né reliquie di un remoto passato. Sono nostri contemporanei e rappresentano una parte essenziale della diversità umana. Quando i loro diritti sono rispettati, continuano a prosperare. Le loro conoscenze, sviluppate nel corso di migliaia di anni, sono insostituibili. Sono i migliori custodi dei loro ambienti. E le prove dimostrano che i territori indigeni costituiscono la migliore barriera alla deforestazione».

Stephen Corry, direttore generale di Survival International, conclude: «Le tribù incontattate sono i popoli più vulnerabili sul pianeta, ma sembra che le autorità del Perù considerino i profitti della compagnia petrolifera più importanti della terra, delle vite e dei diritti umani dei popoli. Il fatto di non aver creato riserve indigene non è solo una catastrofe ambientale, ma potrebbe anche spazzare via per sempre intere popolazioni».

(Pubblicato il 10/02/2017)