Brindisi, impatti sanitari delle emissioni inquinanti: presentato lo studio epidemiologico

L'area di studio e la localizzazione degli impianti-2 [di Andrea Tundo su Il Fatto Quotidiano] Lo studio – visionato in anteprima da ilfattoquotidiano.it – mette in evidenza che negli anni passati, quando i livelli di inquinamento delle centrali elettriche e del petrolchimico hanno raggiunto i picchi, vi è stata “una associazione con la mortalità per tutti i tumori (+16%), tumori della vescica (+63%), leucemie (+115%) ed eventi coronarici acuti (+62%)”. Aumentati anche i ricoveri per svariate malattie e “nel primo anno di vita per malformazioni congenite”. La situazione è migliorata, spiegano gli studiosi, dal 2012 per la chiusura dell’Edipower.

Le emissioni industriali “risultano associate ad un aumento della morbosità e della mortalità nell’area in studio”. In particolare, è stata riscontrata una relazione tra i livelli di “esposizione del passato alle polveri sottili e all’anidride solforosa di origine industriale”, prodotte dalle centrali termoelettriche Enel e dal petrolchimico di Brindisi, e la “mortalità per tumori, malattie cardiovascolari e respiratorie” ed “incidenza di alcune forme tumorali” come il cancro  al polmone. Di più: “L’esame dei ricoveri ospedalieri in rapporto con le esposizioni ambientali stimate per ogni anno dello studio mostra un’associazione tra inquinanti e malattie cardiovascolari, respiratorie e le malformazioni congenite” nel primo anno di vita.

In particolare, quando aumentavano gli inquinanti raddoppiavano le leucemie e si è registrato un incremento del 60% di tumori alla vescica e infarti. Ed è molto probabile che esista un “ruolo causale delle emissioni industriali, specie per l’incidenza di tumore polmonare, per il tumore della vescica e per la leucemia”. Poi un dato sulle malformazioni congenite, già al centro di uno studio del Cnr di Lecce negli anni scorsi: “L’esposizione ad inquinanti da polo petrolchimico è risultata associata a ricoveri nel primo anno di vita per malformazioni congenite, ma tale associazione non è osservata nell’analisi relativa al periodo 2010-2013“.

È il quadro descritto dallo studio promosso dalla Regione Pugliae condotto da un team guidato dal professor Francesco Forastiere. Un report preciso, analitico, condotto seguendo l’evoluzione delle cartelle cliniche di centinaia di persone tra Brindisi e provincia, dove solo nel periodo tra il 2006 e il 2010 si sono registrati 5.183 tumori secondo il registro della Asl. Ed eccoli, ora, i risultati che si aggiungono all’allarme lanciato su Taranto nello scorso ottobre. I dati sull’altro capoluogo pugliese – scelto negli anni Sessanta come capitale italiana della produzione elettrica e petrolchimica – sono altrettanto preoccupanti, anche se il “quadro emissivo dagli impianti si è modificato profondamente nel periodo 1991-2014“, spiegano gli studiosi e la situazione è migliorata “anche a seguito della cessazione delle attività della centrale Edipower nel 2012?. Ma i danni ci sono stati e bisogna continuare a indagare e vigilare, è la sintesi, per capire se il peggio è passato o meno.

Gli scienziati sono categorici nelle 144 pagine di report, presentato in mattinata a Bari e che ilfattoquotidiano.it ha potuto leggere in anteprima: “Al diminuire delle esposizioni ambientali (e del contrasto tra i livelli di esposizione in ogni periodo) si è osservata una diminuzione della forza della associazione, pur rimanendo presente una relazione statisticamente significativa per il periodo più recente tra le emissioni da centrali elettriche e le malattie cardiovascolari e respiratorie – scrive il gruppo di lavoro – Dati la riduzione dei livelli di esposizione ambientale nell’ultimo periodo, è presumibile che le persone che vivono nelle stesse aree che hanno avuto una esposizione più alta nel passato continuino a manifestare effetti sanitari in rapporto alle esposizioni pregresse”. L’emergenza, insomma, è tutt’altro che terminata.

“La pregressa esposizione a all’anidride solforosa da centrale termoelettrica mette in evidenza”, infatti, “una associazione con la mortalità per tutti i tumori (+16%), tumori della vescica (+63%), leucemie (+115%) ed eventi coronarici acuti (+62%)“, tra gli uomini. Mentre tra le donne “si osserva un aumento del rischio di morte per le malattie dell’apparato respiratorio (+27%) e infiammazione cronica di bronchi e polmoni (+38%)”. Mentre l’esposizione “alle emissioni dal petrolchimico è risultata associata a mortalità per eventi coronarici acuti e per malattie respiratorie”. E l’analisi del ricorso alle cure ospedaliere, sostiene lo studio, “ha evidenziato che a concentrazioni più alte degli inquinanti di origine industriale, sia delle centrali sia del petrolchimico, corrispondono eccessi di ospedalizzazioni per diabete, malattie neurologiche, patologie cardio e cerebrovascolari e respiratorie”.

Quando aumenta l’inquinamento, insomma, aumentano i ricoveri. Specifica tuttavia il team che “l’analisi del ricorso alle cure ospedaliere per malattie cardiovascolari e respiratorie nei tre periodi (2000-2004, 2005-2009, 2010-2013) ha mostrato effetti decisamente più marcati nel primo periodo e la presenza di un effetto residuo anche nell’ultimo periodo di osservazione, che potrebbe essere ascrivibile ad un ruolo della pregressa maggiore esposizione”.

Alla luce di quanto è emerso dallo studio, l’ennesimo e tuttavia il più analitico mai svolto nel territorio brindisino, potrebbe riprendere vigore l’esposto presentato nel gennaio 2014 da sei persone che negli anni precedenti erano state colpite da malattie tumorali. La denuncia chiedeva alla Procura di Brindisi di verificare se vi fosse un collegamento o meno tra le malattie e l’inquinamento derivanti dagli insediamenti industriali. “Adesso – preannunciano i malati, che hanno come consulente il primario di radiologia dell’ospedale di Brindisi, Maurizio Portaluri, da anni impegnato nella lotta per indagare sul nesso tra inquinamento e malattie – esiste un nuovo studio, molto analitico e preciso: la procura faccia un passo avanti”.

(Pubblicato il 4/07/2017)


CARTELLA STAMPA

Emissioni SO2-2

[su Press Regione Puglia] La Regione Puglia ha promosso, nell’ambito delle attività del Centro Salute Ambiente, una valutazione epidemiologica dello stato di salute delle persone residenti in 7 comuni della provincia di Brindisi. Lo studio è stato coordinato dal Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale del Lazio ed è stato condotto da un gruppo di lavoro multidisciplinare cui hanno collaborato ARPA Puglia,AReS Puglia e ASL di Brindisi.
Il rapporto, disponibile dalle 15 di oggi su www.sanita.puglia.it/web/csa,illustra i risultati dell’indagine epidemiologica condotta per valutare l’effetto delle sostanze tossiche di origine industriale, emesse dalle centrali elettriche e dal polo petrolchimico, sulla salute dei residenti. Tale possibile danno sulla salute è stato valutato considerando l‘insorgenza di patologie, ovvero il loro aggravamento tale da comportare un ricovero ospedaliero o, addirittura, il decesso.
Anche in questo studio, come nel caso di Taranto, sono stati valutati gli effetti delle esposizioni ambientali e occupazionali sulla mortalità/morbosità della popolazione residente utilizzando il disegno epidemiologico della coorte residenziale (la coorte, nella scienza statistica e nella demografia, indica un insieme di individui, facenti parte di una popolazione predefinita, caratterizzati dall’aver sperimentato una stessa condizione in un periodo predefinito).
La coorte in studio è costituita dalle 223.934 persone, residenti tra il 1 Gennaio 2000 ed il 31 Dicembre 2010 nei comuni di comuni di Brindisi, Carovigno, Cellino San Marco, Mesagne, San Pietro Vernotico, San Vito dei Normanni e Torchiarolo. Sono stati utilizzati gli archivi anagrafici comunali per l’arruolamento delle coorti dei residenti, il Registro Regionale delle Cause di Morte, le Schede di Dimissione Ospedaliera e il Registro Tumori di popolazione. Tutti i soggetti sono stati seguiti fino al 31 Dicembre 2013, ovvero fino alla data di morte o di emigrazione.
A ogni individuo della coorte, sulla base dell’indirizzo di residenza, sono stati attribuiti gli indicatori della esposizione alle fonti di inquinamento presenti nell’area stimati mediante modelli di dispersione in atmosfera. Sono stati considerati come inquinanti traccianti: Particolato (PM10) e Anidride Solforosa (SO2) per le centrali termoelettriche mentrei Composti Organici Volatili (COV) sono stati i traccianti per il complesso petrolchimico. Per ciascun residente è stata dunque ricostruita l’esposizione analizzando le emissioni degli impianti industriali relative al periodo 1991 – 2014. Per la ricostruzione degli scenari emissivi è stata condotta una complessa attività di ricerca ed analisi documentale attraverso il reperimento e la consultazione della documentazione disponibile presso il Dipartimento di Brindisi di Arpa Puglia (studi di impatto ambientale, domande di autorizzazione ai sensi del DPR 203/88, documentazione per AIA, rapporti di impatto d’area, ecc). Sono stati acquisiti, inoltre, i riscontri alle specifiche richieste diinformazione e di dati storici trasmesse alle società che attualmente gestiscono il polo petrolchimico e le centrali termoelettriche, anche svolgendo sopralluoghi presso gli impianti, mirati ad acquisire ulteriori informazioni e documentazioni utili. Per ciascun anno del periodo in studio è stato dunque ricostruito lo scenario emissivo di ciascun impianto.
In questo studio, tutte le associazioni tra le esposizioni ambientali e patologie/mortalità sono state stimate tenendo conto delle caratteristiche individuali, del livello socio-economico e dell’esposizione occupazionale dei residenti.

In sintesi, lo studio ha fornito i seguenti risultati:

  1. Il quadro emissivo dagli impianti si è modificato profondamente nel periodo 1991-2014: si registrano valori più elevati negli anni ’90 e una diminuzione costante nelle decadi successive, anche a seguito della cessazione delle attività della centrale Edipower nel 2012.
  2. Le emissioni industriali risultano associate ad un aumento della morbosità e della mortalità nell’area in studio: è stata riscontrata una relazione tra i livelli espositivi del passato (stimate al 1997) a PM10 ed SO2 di origine industriale (centrali termoelettriche) e COV (petrolchimico) e mortalità per cause specifiche (tumori, malattie cardiovascolari e respiratorie) ed incidenza di alcune forme tumorali (polmone). L’esame dei ricoveri ospedalieri in rapporto con le esposizioni ambientali stimate per ogni anno dello studio mostra un’associazione tra inquinanti e malattie cardiovascolari, respiratorie (centrali elettriche) e le malformazioni congenite (petrolchimico).
  3. L’associazione tra emissioni da centrali termoelettriche e ricoveri ospedalieri per malattie cardiovascolari e respiratorie è stata esaminata per tre periodi dello studio: 2000-2004, 2005-2009 e 2010-2013:
    • L’analisi del ricorso alle cure ospedaliere per l’intero periodo di studio e considerando l’esposizione annuale ha evidenziato che alle concentrazioni più alte degli inquinanti di origine industriale, sia delle centrali sia del petrolchimico, corrispondono eccessi di ospedalizzazioni per diabete, malattie neurologiche, patologie cardiovascolari e respiratorie. L’esposizione ad inquinanti da polo petrolchimico è risultata associata a ricoveri nel primo anno di vita per malformazioni congenite, associazione non più presente nell’ultimo periodo in studio.
    • L’analisi del ricorso alle cure ospedaliere per malattie cardiovascolari e respiratorie nei tre periodi (2000-2004, 2005-2009, 2010-2013) ha mostrato effetti decisamente più marcati nel primo periodo e la presenza di un effetto residuo anche nell’ultimo periodo di osservazione, che potrebbe essere ascrivibile ad un ruolo della pregressa maggiore esposizione.

In allegato al rapporto è riportata un’analisi per deprivazione socio-economica e un’analisi della mortalità per quartiere/comune di residenza, indipendentemente dai livelli di esposizione.

I risultati dello studio suggeriscono, oltre alla necessità di proseguire l’osservazione epidemiologica, l’attuazione di tutte le misure preventive atte a tutelare la salute della popolazione, compresa l’adozione delle migliori tecniche disponibili per il contenimento delle emissioni industriali.

Scarica il rapporto

(Pubblicato il 04/07/2017)