Puglia, trivellazioni in Adriatico: Isole Tremiti solo la punta di un iceberg

No triv Puglia[Di redazione su Ilrestodelgargano.it] Le Isole Tremiti tremano. L’arcipelago pugliese, a largo del Gargano, è finito al centro delle polemiche tra Ministero dello Sviluppo Economico, Regione Puglia e Ambientalisti.

Tutto è iniziato con il decreto di conferimento del ministero dello Sviluppo economico del 22 dicembre 2015 che autorizza Petroceltic Italia, che fa capo all’irlandese Petroceltic International, specializzata nell’esplorazione, estrazione e trasporto nel settore oil e gas, a fare ricerche petrolifere al largo dell’arcipelago. La zona interessata ha una superficie di circa 373 chilometri quadrati ed è stata concessa alla multinazionale per quattro anni a 1.900 euro l’anno.

Il provvedimento è arrivato dopo la presentazione del referendum antipetrolio da parte di 10 Regioni (Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Abruzzo, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise) e poche ore prima che il governo provvedesse ad emendare la Legge di stabilità, con l’articolo 239, ripristinando, per l’intero perimetro nazionale, il limite di 12 miglia dalla costa per nuovi permessi di ricerca, prospezione e coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi off shore.

La reazione della Regione Puglia non si è fatta attendere con in primis il suo governatore Michele Emiliano che ha chiesto al Presidente del Consiglio Matteo Renzi di “revocare tutte le autorizzazioni per trivellare il nostro mare” per “lealtà costituzionale verso le Regioni”.

Ieri la risposta del Ministero dello Sviluppo Economico che in un comunicato del Ministro Federica Guidi ha definito la polemica un “polverone pretestuoso e strumentale” chiarendo che “il permesso di ricerca concesso alla società Petroceltic riguarda soltanto, e in una zona oltre le 12 miglia, la prospezione geofisica e non prevede alcuna perforazione che, comunque, non potrebbe essere autorizzata se non sulla base di una specifica valutazione di impatto ambientale”.

Secondo la Guidi inoltre non sussistono le accuse di incoerenza di aver prima messo nella legge l’esclusione qualsiasi nuova ricerca entro le 12 miglia dalle coste e di aver poi autorizzato cose in contrasto perché si tratta di ricerche al di fuori del limite delle 12 miglia.

I Verdi però non ci stanno e puntano il dito non solo contro la distanza dalla costa, che comunque risulterebbe al di sotto delle miglia consentite, ma anche contro la tecnica che verrà utilizzata per eseguire le prospezioni geofisiche.

“A voler essere pignoli – dice Angelo Bonelli dei Verdi – dai calcoli che abbiamo effettuato sulle carte nautiche la distanza tra Punta Diamante (la parte delle Tremiti più vicina all’area dei permessi) e l’area in cui è stata autorizzata la ricerca degli idrocarburi è di 11,878 miglia marine: siamo al limite del limite del limite”. “Il problema non sono le 12 miglia – continua Bonelli – ma il fatto che si mettano in pericolo il patrimonio naturalistico italiano e tesori come le isole Tremiti; il problema è che verranno usate tecniche devastanti per la fauna marina come l’airgun”.

Da qui la richiesta dell’intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella “affinché faccia sentire la sua voce contro lo scempio a cui rischiano di andare incontro i mari italiani e le Isole Tremiti, che non solo sono un bene comune di tutti i cittadini italiani, ma che rappresentano un patrimonio naturalistico unico”.

C’è chi parla delle Tremiti come soltanto una punta dell’iceberg. Secondo il Coordinamento No Ombrina, Trivelle Zero Molise e Trivelle Zero Marche, infatti, il permesso rilasciato alla Petroceltic “è solo un assaggio amaro e tra poco sarà un vero e proprio far west con un quadro devastante che si aggiunge alle decine di titoli minerari già rilasciati”.

Sarebbero, infatti, ben 23 le istanze dei petrolieri che interessano l’Adriatico con milioni di ettari richiesti in base ad un quadro riassuntivo realizzato dai “No Triv” secondo i dati tratti dal sito dell’Ufficio nazionale minerario per gli idrocarburi e le georisorse (Unmig) del ministero dello Sviluppo economico.

“Tredici istanze di permesso di ricerca sono in dirittura d’arrivo, perché per nove il decreto finale del Mise è atteso a momenti e per altre quattro sta per essere emanato il decreto di compatibilità ambientale da parte dei ministeri dell’Ambiente e dei Beni Culturali. “Pochi mesi – spiegano i movimenti – e anche queste istanze saranno quindi definite. Più lungo l’iter che attende le altre 10, di cui sette istanze di permesso di ricerca e tre di concessione di coltivazione”. Secondo i tre movimenti “E’ necessaria una moratoria immediata, si tratta di settimane”.

 

 

Pubblicato su Ilrestodelgargano.it il 12 gennaio 2016