Quando si lotta per non morire

[di Raùl Zibechi su comune-info.net] Le alternative al mondo che considera l’accumulazione di denaro più importante della vita non nascono nelle istituzioni statali né al centro della scena politica. La cosa non dovrebbe sorprendere, soprattutto i lettori di Comune, eppure tutti torniamo a dimenticarcene quando lo scontro politico o la competizione elettorale si fanno incandescenti e impazzano nei telegiornali. Le alternative concrete al capitalismo spuntano invece ai margini, lontano dalle relazioni egemoniche e dai riflettori mediatici. Come nel caso dei campamentos della salute adottati dalla facoltà di medicina di Rosario, Argentina, uno dei migliori esempi di alleanza tra movimenti sociali e scienza. La ricetta è semplice: si lotta per non morire. Ne parleremo anche al Seminario di Pescia di fine agosto (verrà anche Oscar Olivera), a Roma e nelle altre date del prossimo viaggio in Italia di Raúl promosso da Camminar domandando e Comune.

 

Le alternative al capitalismo in ambiti come l’educazione, la produzione e la salute si espandono e iniziano a coinvolgere nuovi settori sociali. Alle pratiche tradizionali al di fuori del sistema che caratterizzano i popoli indigeni e i contadini, si stanno aggiungendo quelle dei settori urbani, tanto nelle periferie delle grandi città come tra i lavoratori della salute e dell’educazione.

 

La Semana de la Ciencia Digna en Salud, organizzata dal 15 al 19 giugno dalla Facoltà di Scienze Mediche dell’Università Nazionale di Rosario (Argentina, ndt) è un buon esempio di come la resistenza al modello estrattivista apre spazi dai quali iniziano a manifestarsi pratiche di emancipazione. La settimana ha messo insieme cinque incontri : salute socioambientale, formazione docenti, comunicazione e costruzione della scienza, un forum studentesco e il primo incontro in America Latina della Unión de Científicos Comprometidos con la Sociedad [Unione degli Scienziati Impegnati per la Società].

 

In termini numerici, sono state organizzate più di 70 attività, sono stati illustrati 110 lavori accademici e quattro libri, c’erano 113 relatori, scienziati di nove paesi e centinaia di studenti, professionisti ed esponenti dei movimenti sociali.L’incontro è stato possibile grazie al lavoro congiunto di due movimenti: le organizzazioni sociali che oppongono resistenza all’attività estrattiva e alle monocolture di soia – il cuore del modello estrattivista – e i lavoratori e gli studenti che, dai loro posti, non solo appoggiano queste lotte ma ne sono coinvolti come militanti.

 

L’incontro è iniziato il 16 giugno, ricorrenza della data di nascita dello scienziatoAndrés Carrasco, referente della resistenza agli organismi transgenici per il suo rigore accademico e il suo impegno con le persone colpite. È stato responsabile del Laboratorio di Embriologia Molecolare della Facoltà di Medicina della UBA [Università di Buenos Aires] e ricercatore del Consiglio Nazionale delle Ricerche Scientifiche (Conicet). Nel 2009 ha avvertito che il glifosato produceva malformazioni negli embrioni degli anfibi: per tale motivo ha dovuto affrontare una campagna diffamatoria da parte delle imprese, del mondo accademico e da parte di funzionari del governo.

 

Carrasco sosteneva che le prove sugli effetti degli agrotossici non andavano cercate nei laboratori, bensì tra le comunità sottoposte a fumigazioni. È morto a maggio del 2014, alcune settimane dopo aver partecipato alla escuelita zapatistae oggi è un simbolo della lotta contro l’estrattivismo. La prima dichiarazione degli scienziati impegnati gli rende omaggio, nel sottolineare che “il lavoro scientifico deve essere sviluppato in una maniera eticamente responsabile”.

 

Durante la settimana, medici, biochimici, genetisti, docenti ed esponenti dei movimenti sociali hanno presentato lavori su un’ampia gamma di temi. Si è insistito sul fatto che la funzione della scienza deve essere “precauzionale”, soprattutto di fronte all’irresponsabilità delle grandi imprese. In Brasile, per esempio, le erbe infestanti, resistenti a causa dell’abuso degli agrotossici, contano già il 10 per cento dei costi di produzione, quando il modello di agricoltura industriale funziona da meno di vent’anni.

 

L’analisi sulle zanzare transgeniche per combattere la dengue, e la mancanza di studi sulle sue conseguenze, è stata l’oggetto di una delle conferenze più interessanti, così come la relazione sulla resistenza agli antibiotici, presentata da una coalizione di centri di ricerca, unversità e ONG. L’ex preside della Facoltà di Scienze Mediche dell’Università di Cuenca e coordinatore regionale delProgramma di Azione di fronte alla Resistenza agli Antibiotici, si è dimostrato preoccupato per l’invisibilità di questo problema, forse perché “colpisce i settori più vulnerabili, i bambini, i neonati e la popolazione economicamente svantaggiata”.

 

La Facoltà di Medicina di Rosario ha adottato i “campamentos (una sorta di presidi,ndt) sanitari “, un dispositivo creato nel 2010, che Damián Verzeñassi, responsabile accademico e ispiratore del progetto, definisce “come valutazione finale integrativa del ciclo di pratica conclusiva degli studi di medicina, che integra valutazione, ricerca, insegnamento e divulgazione”.

 

I campamentos sono la migliore espressione dell’alleanza tra movimenti popolari e scienziati. Nel corso di una settimana un gruppo tra i 90 e i 150 studenti si stabiliscono in un paese con meno di 10 mila abitanti nella provincia di Santa Fe, circondati da monocolture. Dormono con i materassi sul pavimento delle scuole o dei centri sportivi, intervistano le persone nelle loro abitazioni, casa per casa, per costruire un profilo sanitario della popolazione.

 

Durante la settimana, nelle scuole primarie e secondarie, nelle piazze e nei centri sociali, organizzano laboratori per la promozione della salute e la prevenzione delle malattie. Gli insegnanti valutano gli studenti e quindi convocano tutta la popolazione per divulgare i risultati. I 21 campamentos realizzati in cinque anni consentono di confrontare i risultati relativi alle diverse comunità, fissando l’attenzione sull’evoluzione delle malattie negli ultimi 15 anni.

 

I dati ottenuti sono agghiaccianti. Verzeñassi assicura che “c’è stato un aumento dei casi di cancro che va dalle quattro volte e mezzo alle sette volte in più rispetto al primo quinquennio“. Quello che accomuna queste comunità, dove abbondano anche aborti spontanei e nascite con malformazioni, è che sono nel mezzo di aree di produzione agroindustriale con [uso] di pesticidi.

 

I campamentos sanitari hanno rafforzato le persone e le organizzazioni che oppongono resistenza alle fumigazioni, la pratica più dannosa di questo modello [agroindustriale], ma hanno anche aperto le porte ai cambiamenti nella cultura medica, al punto che alcuni laureati, dopo l’esperienza dei campi, hanno scelto di vivere nei villaggi fumigati.

 

Le alternative al capitalismo non nascono né nelle istituzioni statali né nel centro della scena politica bensì, come ogni creazione culturale e politica, ai margini, lontano dalle relazioni sociali egemoniche e dai riflettori mediatici. È creazione e lotta: si resiste e si lotta per non morire; si creano mondi nuovi per non ripetere quello vecchio.

 

Pubblicato il 16 luglio su comune-info.net