Rapporto Epidemiologico sulla Popolazione Residente in Prossimità del Fiume Sacco

1Pubblicato il Rapporto tecnico 2013-2015 del Dipartimento di Epidemiologia sel Servizio Sanitario della Regione Lazio sulla Sorveglianza Sanitaria ed Epidemiologica della Popolazione Residente in Prossimità del Fiume Sacco.  Di seguito alcuni estratti sulla contaminazione da betaeseclorocicloesano riscontrata nel sangue della popolazione e sui possibili effetti sanitari. E’ possibile scaricare l’intero report a questo link

 

“La popolazione che ha partecipato alla sorveglianza (602 soggetti appartenenti a 225 famiglie) è costituita per il 52% da maschi e per il 43% da persone con più di 50 anni (Tabella 3). La concentrazione ematica di ?-HCH è compresa tra 2.21 e 2541 ng/g lipidi, la mediana della concentrazione è 71 (DS:95.7) ng/g lipidi, la media aritmetica è 148  DS:242.7) ng/g lipidi, mentre la media geometrica è 72 (DSG:3.4) ng/g lipidi, ad indicare una distribuzione asimmetrica dell’inquinante (Indice di Asimmetria: 4.9).”

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“Si può facilmente ritenere che la catena alimentare sia stata la principale fonte di contaminazione: la verdura irrigata con acqua contaminata, gli animali che pascolavano su terreni contaminati e che venivano nutriti con alimenti e acqua a loro volta contaminati. Il rischio legato al consumo di cibo prodotto nell’area è stato dimostrato in uno studio precedente (2,12) ed è confermato in questo studio sia dalla stepwise regression che include nel modello finale la variabile relativa al consumo di almeno un alimento di produzione propria/locale, sia dal modello di regressione che considera le singole tipologie di alimenti. In particolare, in questa fase è stato possibile stabilire che un ruolo fondamentale è stato il consumo di carne bovina e uova di polli allevati nell’area contaminata.”

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“L’associazione positiva rilevata tra le concentrazioni ?-HCH e la frequenza cardiaca è di rilevanza clinica, in quanto l’evidenza epidemiologica suggerisce che una elevata frequenza cardiaca a riposo è associata ad un aumento della morbosità e mortalità per patologie cardiovascolari nella popolazione generale, indipendentemente dai fattori di
rischio convenzionali (25). E’ noto che un aumento della frequenza cardiaca amplifica lo squilibrio tra domanda e offerta di ossigeno del miocardio, favorendo così l’ischemia miocardica. Inoltre, un aumento della frequenza cardiaca può aumentare lo stress dovuto a vibrazioni meccaniche sulle grandi arterie, provocando il loro irrigidimento, e
aumentando potenzialmente il rischio di pericolose aritmie durante gli episodi ischemici (25). Il battito è anche considerato come una misura approssimativa di iperattività simpatica globale, che è di per sé un importante meccanismo patologico (26).”
“I nostri dati forniscono una forte evidenza di associazione del ?-HCH sierico con IMC e circonferenza addominale. Tale associazione può essere spiegata in primo luogo con il fatto che la maggiore disponibilità di grasso facilità il deposito. Tuttavia, i meccanismi di equilibrio sono complessi: la perdita di peso provoca l’aumento delle concentrazioni sieriche dell’inquinante a causa della riduzione della capacità di stoccaggio nel tessuto adiposo e del conseguente rilascio di ?-HCH nel sangue (22,27,28); al contrario, l’aumento di peso porta alla diminuzione delle concentrazioni sieriche di ?-HCH attraverso la rimobilizzazione dell’inquinante nel tessuto adiposo (22,27,28). Ma, a causa del disegno trasversale dello studio, non è possibile escludere una relazione inversa ossia che i POP siano la causa dell’alterazione del metabolismo e dell’obesità, come suggerito da un crescente numero di studi (22). Secondo l’”ipotesi obesogena”, questi inquinanti possono essere definiti come sostanze chimiche che alterano il metabolismo e interrompono i meccanismi di controllo dell’appetito (29,30).”

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“Le evidenze epidemiologiche e sperimentali disponibili dimostrano che la contaminazione da POPs è associata con lo sviluppo del diabete (22). Una relazione dose-risposta è generalmente considerata una condizione importante per la definizione di associazione causale (31), ma in studi recenti è stato ipotizzato che l’esposizione a dosi medio-basse
possa essere più dannosa dell’esposizione ad una dose elevata (22,32,33). Anche nel nostro caso c’è evidenza di un aumento della glicemia per effetto dell’esposizione a dosi intermedie di ?-HCH. Allo stesso modo, come evidenziato da Lee Y-M (34), nella nostra popolazione le dosi intermedie di ?-HCH aumentano il rischio di sindrome metabolica.
Altri studi suggeriscono che l’esposizione ad alcuni POPs sia strettamente correlata alla sindrome metabolica, e che diversi POPs influiscano diversamente sulle sue componenti.
Quindi, la possibilità di un effetto sinergico ha portato ad una ipotesi secondo la quale vari POPs presenti nel tessuto adiposo possono contribuire alla concomitanza dei fattori di rischio nella sindrome metabolica (35).”