Referendum trivelle, il Comitato per il sì presenta ricorso al Mise. Il premier: “Italiani si sono espressi”

Piattaforma Vega1[Di redazione su Repubblica.it] Il costituzionalista Di Salvatore: “Cinque concessioni scadute da tempo, proroga illegittima”. Brunetta: “Vittoria di Pirro di Renzi”. De Petris: “Dovrà tenere conto di 13 milioni di sì”. Renzi: “Ora Regioni pensino a tener pulito il mare”.

Le associazioni del Comitato per il sì al referendum sulle trivelle presenteranno un ricorso al ministero dello Sviluppo Economico per chiedere il blocco immediato di cinque concessioni estrattive entro le 12 miglia. L’annuncio oggi in conferenza stampa alla Camera. Secondo Enzo Di Salvatore, costituzionalista ed estensore dei quesiti referendari, “queste concessioni sono scadute da tempo e la proroga è illegittima. La norma prevede che siano prorogati i titoli vigenti, non quelli scaduti. Il Mise non si è mai pronunciato a riguardo, di conseguenza le aziende petrolifere stanno continuando ad estrarre senza autorizzazione”. Malgrado la sconfitta i referendari vogliono dunque continuare una battaglia che invece il premier Renzi considera conclusa. “Il popolo italiano ha parlato ed è finita 70 a 30. Leggo che chi ha perso spiega che ha vinto” ma adesso è ora “di impegnarsi a tenere il mare pulito, magari occupandoci dei depuratori, cosa che dovrebbero fare le Regioni. Gli italiani ci chiedono di lavorare non di fare polemiche”.

Oltre al ricorso al Mise, il Comitato per il sì ne ha pronto un altro in sede europea per la violazione, da parte dell’Italia, delle norme che disciplinano l’estrazione degli idrocarburi (direttiva 94/22/CE). Di Salvatore ha reso noto, infatti, che l’europarlamentare Barbara Spinelli (gruppo Gue/Ngl) ha presentato un’interrogazione alla Commissione europea chiedendo se non ritenga di aprire una procedura di infrazione per violazione delle regole sulla concorrenza in merito alla estensione delle concessioni.

Nel corso dell’incontro con i giornalisti, il Comitato ha spiegato le sue ragioni. Grazie al referendum sulle trivelle “ci sono state modifiche alla normativa proposte dal governo e approvate dal Parlamento. Questa non è demagogia. Petroceltic e Shell hanno rinunciato. I permessi di ricerca sono stati bloccati. Se questo è avvenuto penso sia una vittoria”, ha aggiunto il presidente del Consiglio regionale lucano Piero Lacorazza. Mentre per Francesco Borrelli, delegato della Regione Campania, è comunque un successo aver riportato al centro del dibattito le tematiche energetiche: “Non si è raggiunto il quorum – ha spiegato – ma comunque è stato tracciato il solco che porterà l’Italia sempre più verso le rinnovabili e sempre più lontano dal petrolio. Da questa vicenda nascerà un dialogo più forte con il governo”.

“Se c’è uno sconfitto oggi in Italia è la democrazia – ha detto ancora Enzo Di Salvatore non possiamo gioire se due terzi degli italiani non sono andati a votare. Tuttavia siamo riusciti a fare diventare ‘nazionalpopolare’ un tema di politica energetica nazionale. Prima se ne discuteva solo nelle aule universitarie. Il percorso referendario è stato un successo. Senza il referendum avremmo ancora la politica energetica del governo Monti del 2013, recepita dallo Sblocca Italia, avremmo 27 procedimenti per concessioni entro le 12 miglia, ci sarebbe il pozzo di Ombrina Mare davanti all’Abruzzo. Invece Shell e Petroceltic sono andate via”.

Matteo Renzi dovrà comunque “tenere conto” dei “13 milioni di sì”, secondo Loredana De Petris: “Dobbiamo ringraziare quei milioni di cittadini che sono andati a votare e assicurargli che il loro impegno non è stato, non è e non sarà inutile – ha affermato la senatrice di Sel – il fatto che oltre 15 milioni di persone si siano recate alle urne, nonostante una campagna di sabotaggio e disinformazione senza precedenti, è un risultato molto importante. Di questi, ben 13 milioni sono stati i ‘si’, ed è molto significativo che proprio in Basilicata, dove i cittadini conoscono bene la problematiche ambientali legate alle trivellazioni in mare, si sia raggiunto il quorum”.

Di una “vittoria di Pirro” per Renzi ha parlato anche Renato Brunetta, capogruppo alla Camera di Forza Italia, con un occhio al referendum costituzionale del prossimo autunno: “Guardando al 2006, coloro che avevano detto ‘no’ alla riforma costituzionale di Berlusconi erano 20mila in meno dei quasi 16 milioni andati alle urne ieri, e quindi – osserva – se si riuscisse a portare al referendum confermativo di ottobre tutti quelli che hanno votato al referendum sulle trivelle, o ‘sì’ o ‘no’, vincerebbe il ‘no’ alla ‘schiforma’ Renzi-Boschi, il ‘no’ vincerebbe per 60 a 40, come successe 10 anni fa”.

“Renzi dovrebbe vergognarsi per avere incitato gli italiani ad astenersi da un referendum, questo è il ruolo che, secondo i nostri politici o politicanti, devono avere i cittadini”, ha commentato la candidata sindaco a Roma del M5S Virginia Raggi, uscendo dalla Casaleggio Associati a Milano.

E nel dopo referendum è intervenuto anche il Wwf. “Milioni di italiani oggi hanno chiesto che gli accordi sul clima sottoscritti a Parigi vengano applicati e vogliono per l’Italia un futuro rinnovabile. A conclusione di questa consultazione popolare è bene dire che il governo ha la maggiore responsabilità per aver portato l’Italia al referendum rispetto a una norma sulla proroga delle concessioni delle piattaforme offshore, inserita all’ultimo momento nella Legge di Stabilità 2016, che sapeva sin dall’inizio essere in contrasto con la normativa comunitaria e che sarà obbligato a modificare per intervento dell’Europa”, ha scritto in una nota il Wwf. “Si è fatto di tutto per far fallire questo referendum. Il quorum non è stato raggiunto ma dalle urne emerge una richiesta fortissima affinché vengano cambiate le politiche energetiche del nostro Paese”.

 

 

Pubblicato su Repubblica.it il 18 aprile 2016