Sono 27,8 milioni gli sfollati interni nel 2015 per guerre, violenze e disastri naturali

Migrazioni sfollamenti ambientali1[Di redazione su Greenreport.it] In tutto ammontano a 40,8 milioni. 19,2 milioni di sfollati per calamità naturali, il resto per guerra e violenza di bande criminali. Secondo il “Global Report on Internal Displacement” (GRID 2016), presentato oggi dall’“Internal Displacement Monitoring Centre” (IDMC), “Norwegian Refugee Council” (NRC), nel mondo nel 2015 le guerre, le violenze e i disastri naturali hanno prodotto 27,8 milioni di sfollati interni, un numero record di uomini, donne e bambini che hanno subito il trauma e la sconvolgente esperienza di essere deportati nel loro Paese.

Il segretario generale dell’NRC, Jan Egeland, sottolinea che «Questo è l’equivalente delle popolazioni combinate di New York, Londra, Parigi e del Cairo che prendono quello che possono portare, spesso in uno stato di panico, e che intraprendono un viaggio pieno di incertezze. In altre parole, tutti i giorni del 2015, circa 66.000 persone hanno abbandonato le loro case».

La principale differenza tra sfollati interni (IDP) e rifugiati è che gli sfollati interni rimangono dentro i confini del proprio Paese. I rifugiati invece attraversano un confine internazionale in cerca di rifugio, e questo dà loro lo status di rifugiato legale che dà diritto a forme di protezione internazionale. Tuttavia quello dell’IDP non è uno status giuridico perché gli sfollati sono ancora sotto la giurisdizione del loro governo e non possono rivendicare alcun diritto aggiuntivo a quelli condivisi con i loro concittadini.

GRID 2016 rappresenta una svolta per l’IDMC perché sintetizza in un rapporto tutte le cifre sugli sfollati interni ed è integrato dal nuovo new Global Internal Displacement Database (GIDD) che aggiornerà continuamente i dati on-line. La direttrice dell’IDMC, Alexandra Bilak, evidenzia che «Con la segnalazione di tutte le situazioni di sfollamento interno, a prescindere dalla loro causa, la nostra intenzione è quella di fornire un quadro sempre più olistico di ciò che è diventata veramente una crisi globale».

Il rapporto riguarda solo gli sfollati interni causati dai conflitti o da calamità improvvise ed esplora anche gli spostamenti attualmente off the grid, come quelli provocata dalla violenza di bande criminali, dei disastri a lenta insorgenza, come la siccità, e dai progetti di sviluppo. Per far questo l’IDMC ha dovuto affrontare nuove sfide metodologiche e concettuali nel tentativo di presentare un quadro il più completo possibile.

La Bilak spiga ancora: «Avere dati completi e accurati è essenziale per gli sforzi per alleviare le sofferenze e le esigenze di decine di milioni di persone altamente vulnerabili. I governi nazionali hanno la responsabilità primaria della raccolta di questi dati e per la protezione e l’assistenza sfollati. Purtroppo, in molti contesti questa responsabilità non viene soddisfatta».

Il rapporto è una lettura che dovrebbe far riflettere molti sulla ferocia e la disperazione del nostro mondo: nel 2015 sono stati registrati 8,6 milioni di nuovi sfollati causati da guerre e violenze e, a partire dalla fine dell’anno, il totale compresi quelli che sono fuggiti negli anni precedenti è pari a 40,8 milioni. Egeland afferma che «Questa è la cifra più alta mai registrata, e il doppio del numero dei rifugiati in tutto il mondo».

Sono il Medio Oriente e il Nord Africa ha sostenere gran parte del peso delle guerre nel 2015, con 4,8 milioni di persone sfollati, con Siria, Yemen e Iraq, che da soli rappresentano più della metà di tutti i nuovi sfollati interni da conflitto in tutto il mondo.

Dei dieci Paesi con il più alto numero di sfollati causati dalle guerre, cinque – Colombia, Repubblica Democratica del Congo, Iraq, Sud Sudan e Sudan – sono ininterrottamente sulla lista IDMC dal 2003 e la Bilak evidenzia che «Questa è un’ulteriore prova del fatto che nell’assenza di aiuto agli sfollati che ne hanno bisogno, lo spostamento tende a trascinarsi per anni e anche decenni».

Come se non bastassero le guerre, nel 2015 il numero di sfollati per calamità è stato 19,2 milioni in 113 Paesi. All’ NRC spiegano che «Nel corso degli ultimi otto anni, è stato registrato un totale di 203,4 milioni di spostamenti collegati ai disastri». Come negli anni precedenti, è stata l’Asia meridionale ed orientale ad essere la più colpita, con in testa l’India (3,7 milioni di sfollati), la Cina (3,6 milioni) e il piccolo Nepal (2,6 milioni).

La stragrande maggioranza degli spostamenti legati ai disastri derivano da pericoli legati al clima, come tempeste e inondazioni, ma il rapporto evidenzia che «I terremoti in Nepal sono stati un duro monito sul potenziale di rischi geofisici».

Inoltre, «Le stime preliminari sullo sfollamento interno per altre cause – si legge su GRID 2016 – suggeriscono che almeno un milione di persone sono state sfollate forzatamente a causa della violenza criminale in Messico e America Centrale, e decine di milioni di più a causa di progetti di sviluppo quali dighe e progetti di rinnovamento urbano e mega eventi sportivi».

La Bilak conclude: «Questo rapporto illustra le molte sfide per affrontare questa crisi globale dello sfollamento interno. Evidenzia inoltre la clamorosa assenza di soluzioni politiche per affrontare lo spostamento, e costituisce un importante campanello d’allarme per i governi nazionali e anche per i policy-makers globali».

Pubblicato su Greenreport.it l’11 maggio 2016